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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Coronavirus. Brusaferro (Iss): “Siamo in fase di rallentamento della crescita, non in fase calante. Una volta raggiunto il picco, discesa dipenderà dai nostri comportamenti”. Locatelli (Css): “Con questi dati inevitabile prolungare le restrizioni”

immagine 27 marzo - Così il presidente dell'Iss e quello del Css hanno fatto il punto sulla situazione epidemiologica in Italia nel corso di una conferenza stampa. Per i due scienziati è impossibile oggi calcolare una stima precisa dei positivi a covid-19 in Italia. "Un soggetto oggi negativo a tampone può diventare positivo dopo 4 giorni. Non possiamo pensare di ripetere i tamponi ogni 4-7 giorni a tutta la popolazione italiana", ha chiarito Brusaferro. Bocciati i test diagnostici rapidi: "Ad oggi non sono ancora affidabili". LE SLIDE
L’1,2% dei casi positivi al Covid-19 fino a questo momento ha meno di 18 anni, mentre la percentuale più alta si vede nella fascia tra 51 e 70. Lo afferma l’approfondimento epidemiologico dell’Iss presentato oggi nel corso di una conferenza stampa.
 
Il documento ha anche censito 6414 operatori sanitari contagiati, che hanno mostrato un’età media di 49 anni (molto inferiore a quella della popolazione generale che è di 62) e sono per il 35% di sesso maschile.
 
Pubblicato anche il report sui pazienti deceduti e positivi a Covid-19. L’età media dei pazienti deceduti (campione di 6.801 deceduti) è 78 anni, e le donne sono il 29,6%. Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione calcolate su un sotto campione di 710 deceduti è di 2.7. Complessivamente, 15 pazienti (2.1% del campione) presentavano 0 patologie, 151 (21.3%) presentavano 1 patologia, 184 presentavano 2 patologie (25.9%) e 360 (50.7%) presentavano 3 o più patologie.
 
Per quanto riguarda l’età dei deceduti positivi per Covid-19 al 26 marzo sono 84 su 6.801 (1.2%) quelli di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 17 di questi avevano meno di 40 ed erano 14 persone di sesso maschile e 3 di sesso femminile con età compresa tra i 30 ed i 39 anni. Di 5 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche, gli altri 8 presentavano gravi patologie pre-esistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 1 non presentava patologie di rilievo.
 
A commentare questi dati e fare il punto sulla situazione epidemiologica in Italia sono poi intervenuti il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ed il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli.
 
"Dal 19-20 marzo sembra che la curva dei nuovi casi si stia attenuando - ha esordito Busaferro -. Ci sono aree del Paese con fortissima circolazione come Lombardia, parte del Piemonte, dell'Emilia Romagna e del Veneto. Ed altre con una circolazione ancora limitata". Per l'Iss una stretta osservanza delle misure raccomandate serve a non far registrare, anche nella altre regioni, quella circolazione più intensa del virus che caratterizza diversi territori del Nord.
 
"Non abbiamo raggiunto il picco e non lo abbiamo superato. Abbiamo segnali di rallentamento che ci fanno presumere di essere vicini a questo punto. Stiamo in fase di rallentamento della crescita, non in fase calante. Una volta raggiunto il picco, la discesa - quando ci sarà - si baserà sui nostri comportamenti - ha chiarito il presidente dell'Iss -. Per interrompere la circolazione del virus l'R0 deve scendere significativamente sotto 1, ora siamo ancora abbondantemente al di sopra. Dobbiamo tener sempre persente che quel che noi vediamo oggi è un'onda che si è formata 15 giorni fa per quel che riguarda i decessi, e per gli infetti 7 giorni fa".
 
Da qui la necessità di prolungare le misure restrittive. "Con i dati di oggi sarebbe inevitabile prolungare le misure di contenimento, non siamo in fase di discesa ma di contenimento. Sarebbe inoltre contraddittorio far cadere proprio adesso queste misure".

"In questo momento è difficile, se non impossibile definire con precisione la popolazione infetta rispetto a quella già individuata, conteggiando quindi anche gli asintomatici o paucisintomatici", ha poi chiarito Locatelli. E per farlo, non aiuterebbero i test diagnostici rapidi, "ad oggi non ancora affidabili". Né sarebbe plausibile aumentare sensibilmente il numero di tamponi effettuati: "Un soggetto oggi negativo a tampone può diventare positivo dopo 4 giorni. Non possiamo pensare di ripetere tampone ogni 4-7 giorni a tutta la popolazione italiana. Per questo abbiamo adottato indicazioni suggerite da Oms, seppur con qualche distinzione in modo da poter monitorare con più attenzione gli operatori sanitari", ha sottolineato Brusaferro.
 
Per quanto riguarda la letalità del virus, "il problema riguarda soprattutto i pazienti anziani. Più dell'80% dei deceduti sono over 80. Questi avevano 3 o più patologie nel 50% dei casi. Per alcuni covid-19 è stato causa di morte, per altri ha contribuito in maniera significativa al decesso", ha spiegato il presidente del Css. Da qui la necessità di mantenere alta l'attenzione, in particolar modo nelle Rsa: "Queste strutture hanno una popolazione particolarmente fragile. Stiamo cercando di tutelarli al massimo perché un'eventuale diffusione del virus in quelle realtà avrebbe un forte impatto in termini di decessi".
 
I due presidenti di Iss e Css hanno poi sottolineato il "grande sforzo fatto come Ssn sui trattamenti. Alcuni studi in Aifa sono stati attivati ed approvati in soli 3 giorni. Dobbiamo mantenere un rigore per capire cosa è davvero efficace e cosa invece si limita solo ad apparire tale".
 
Da Brusaferro e Locatelli non è però arrivata nessuna risposta su possibili linee guida terapeutiche da fornire ai medici di medicina generale nel trattamento dei soggetti paucisintomatici in isolamento domiciliare: "La medicina territoriale è molto importante. Vanno messe in atto strategie per aiutare la gestione di questi pazienti, come la diffusione di pulsiossimetri".
 
Infine, sulla polemica circolata negli ultimi giorni riguardo una possibile creazione in laboratorio del coronavirus, Locatelli ha chiarito "non facciamo del fantabioterrorismo. Abbiamo evidenze che indicano chiaramente come non ci sia stata possibilità di una generazione in laboratorio di questo virus".
 

 
 
Giovanni Rodriquez
27 marzo 2020
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