(Reuters Health) – Uovo “assolto” dal cuore. E dovrebbe essere un’assoluzione definitiva, vista la consistenza delle evidenze a favore.
Jean-Philippe Drouin-Chartier e colleghi, della Laval University di Quebec City, Canada e della Harvard TH Chan School of Public Health di Boston, hanno studiato l’associazione tra il consumo di uova e le diagnosi di cardiopatie, ictus e attacchi cardiaci in tre grandi studi svolti nell’arco di 32 anni.
I partecipanti, in linea generale, erano sani. Uno studio ha incluso 83.349 infermiere tra i 30 e i 55 anni, un altro 90.214 infermiere con un’età compresa tra i 25 e i 44 anni e il terzo 42.055 professionisti sanitari di sesso maschile tra i 40 e i 75 anni. Nel corso del follow-up, 14.806 soggetti hanno ricevuto diagnosi di malattie cardiovascolari, tra cui 9.010 casi di patologie delle arterie coronarie e 5.903 casi di ictus.
La maggior parte delle persone mangiava da uno a cinque uova a settimana. I partecipanti con un maggior consumo di uova tendevano a pesare di più e anche a mangiare una maggiore quantità di carne rossa. Dopo aver considerato possibili fattori confondenti come età, abitudini alimentari ed esercizio fisico, il consumo di uova non è apparso connesso al rischio di malattie cardiovascolari.
Tuttavia, secondo i ricercatori, le persone che sostituivano un nuovo al giorno con una porzione di carne rossa avevano il 15% in più di probabilità di eventi come attacchi cardiaci e ictus. Sostituire un uovo con carne non lavorata si associava a un 10% in più di rischio di cardiopatia, mentre chi consumava del latte intero al posto di un uovo aveva un rischio superiore dell’11%. La sostituzione delle uova con pesce, pollame, legumi, formaggio e noci non ha alterato il rischio di cardiopatia.
“Ciò che conta di più è il modello alimentare generale”, osserva
Andrew Odegaard, autore di un editoriale di accompagnamento allo studio e ricercatore presso l’Università della California di Irvine.”Se le persone cercano, per la salute del loro cuore, un approccio basato sulle evidenze, molti studi supportano l’adozione di un modello alimentare come quello della dieta DASH o di quella mediterranea”.
Fonte: The BMJ
Lisa Rapaport
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)