Doppio allarme in Italia. In aumento la dipendenza da oppioidi e le endocrinopatie ad essa correlate: più della metà degli uomini che assumono oppioidi sono affetti da ipogonadismo e tra il 15-24% dei pazienti di entrambi i sessi mostrano segni di iposurrenalismo.
È quanto emerge da un
’analisi condotto dagli endocrinologi dell’Associazione medici endocrinologi (Ame) su una
recente revisione sistematica e meta-analisi della letteratura (53 studi su 18.428 soggetti trattati con oppioidi per dolore cronico o come terapia di mantenimento per dipendenza da oppioidi).
Gli oppioidi, farmaci molto utilizzati in ambito clinico, soprattutto per il trattamento del dolore, se assunti per breve periodo e sotto stretto controllo medico, sono generalmente sicuri. Tuttavia possono causare dipendenza ed essere usati in modo improprio, ad esempio prendendo il medicinale in dosi diverse da quelle prescritte. Si verificano anche casi di persone che schiacciano le pillole o aprono le capsule, dissolvono la polvere in acqua e iniettano il liquido in una vena, con conseguenze potenzialmente molto gravi sulla salute.
Nel 2014 il Ministero della Salute ha lanciato un primo allarme, rafforzato dai dati dell’Aifa, secondo cui il consumo analgesici oppioidi nel nostro Paese era in costante aumento, ricorda in una nota Ame. Solo negli Stati Uniti, si stima che 11 milioni di persone ricevano prescrizioni inappropriate di analgesici oppioidi e che il numero di decessi legati all’uso di questi farmaci sia più che quadruplicato nell’arco degli ultimi 20 anni. In Europa si registrano circa 7-8000 morti l’anno per overdose o per l’assunzione di oppioidi con sostanze stupefacenti o alcool. Secondo la Società Italiana di Tossicologia (Sitox), in Italia ci sarebbero ben 350 mila persone dipendenti da oppioidi, di cui circa 140 mila in trattamento. L’età media si aggira sui 25-26 anni, con picchi che arrivano a 60 anni.
Endocrinopatie da oppioidi: l’analisi Ame. Nella recente revisione sistematica e meta-analisi della letteratura commentata da Ame, emerge che l’ipogonadismo si riscontra in più della metà degli uomini che assumono oppioidi, mentre fino a un quinto dei pazienti di entrambi i sessi sviluppa iposurrenalismo. Nei 53 studi esaminati su 18.428 soggetti trattati con oppioidi per dolore cronico o come terapia di mantenimento per dipendenza da oppioidi, risulta che la prevalenza di ipogonadismo è del 63%. È importante notare che il 99.5% dei pazienti testati per ipogonadismo erano maschi; pertanto, le evidenze riguardo il sesso femminile sono molto limitate. Lo stesso lavoro ha anche evidenziato che il rischio di l’ipogonadismo è dose-dipendente ed è associato a tutte le modalità di somministrazione.
“Gli oppioidi modulano la funzione gonadica – ha dichiarato
Alessandro Prete, endocrinologo del comitato editoriale Ame – in primo luogo legandosi a recettori ipotalamici determinando riduzione della secrezione e pulsatilità del GnRH. Essi possono inoltre agire direttamente a livello gonadico, determinando una riduzione della conta spermatica e della produzione testicolare di testosterone”.
A causa dell’utilizzo crescente degli oppioidi, ha aggiunto
Vincenzo Toscano, endocrinologo e Past President Ame “è di fondamentale importanza aumentare la consapevolezza dei loro potenziali effetti collaterali endocrini tra tutti i professionisti sanitari coinvolti nella prescrizione e gestione di questi farmaci”
Approccio diagnostico e gestione terapeutica. Ame ha fornito alcune indicazioni utili ai medici. Fino a quando non saranno disponibili specifiche linee guida, suggerisce un approccio pragmatico nel paziente che viene avviato a terapia con analgesici oppioidi.
Vediamo in sintesi alcuni spunti lanciati da Ame:
1. prima di iniziare la terapia indagare su sintomi di ipogonadismo e iposurrenalismo;
2. istruire il paziente riguardo le possibili disfunzioni endocrine e i loro sintomi;
3. valutare periodicamente la funzionalità gonadica e surrenalica durante il trattamento (anche in caso di cambio di dose o formulazione analgesica).
4. In caso di riscontro di endocrinopatia:
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ipogonadismo: valutare la sospensione o riduzione di dose del farmaco oppioide. La buprenorfina sembra avere un effetto minimo sull’asse gonadico e potrebbe essere valutata in sostituzione.
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iposurrenalismo: iniziare terapia sostitutiva con glucocorticoidi. Valutare la sospensione o riduzione di dose del farmaco oppioide (con l’uso eventuale di altre forme di analgesia).
In ultima analisi, ricorda l’Ame: “Bisogna informare il paziente sui sintomi che possono far sospettare l’esordio di una crisi da insufficienza surrenalica acuta e sulle modalità di auto-somministrazione dell’idrocortisone in situazioni di emergenza”.