Sono stati scoperti dei nuovi fitocannabinoidi, isolati a partire da una varietà di cannabis medicinale. In particolare una molecola, il THCP, potrebbe avere degli interessanti risvolti terapeutici. Lo suggerisce una ricerca italiana condotta dall’equipe di
Giuseppe Cannazza del Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con il CNR-Nanotec di Lecce, la sezione di Farmacologia dell'Università della Campania e il Dipartimento di Chimica dell'Università La Sapienza di Roma. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista
Scientific Reports.
“La cannabis sativa è sempre stata una pianta controversa”, scrivono gli autori. Si tratta della droga illecita più diffusa al mondo, ma allo stesso tempo la cannabis e i cannabinoidi si sono rilevati efficaci nel trattamento di diverse condizioni, dal sonno all'ansia, dalla sclerosi multipla, all'autismo e al dolore neuropatico.
Il cannabinoide con effetto psicotropo più potente conosciuto finora e che è stato il principale oggetto degli studi sulle proprietà terapeutiche della cannabis, era il THC. Il team di Cannazza ha identificato e isolato un nuovo composto, il THCP, e ha testato in vitro e in vivo (sui topi), l’affinità di questa molecola per i recettore dei cannabinoidi, CB1.
I risultati sono stati interessanti: il THCP ha mostrato un’affinità per il recettore CB1, 30 volte maggiore rispetto a quella del THC e un'attività comparabile a quella di questa molecola, a dosi più basse.
Attualmente i ricercatori continuano a studiare l’attività farmacologica del THCP e analizzano le proprietà di un’altra molecola identificata nel loro laboratorio, il CBDP. Valuteranno anche la concentrazione di questi cannabinoidi in altre varietà di piante, infatti, spiegano gli autori, la presenza di THCP potrebbe spiegare le proprietà psicotrope di alcune varietà con un basso livello di THC.