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QS Edizioni - venerdì 27 dicembre 2024

Scienza e Farmaci

HIV, dopo 19 anni scoperto nuovo ceppo

immagine 7 novembre - La scoperta è arrivata dopo il sequenziamento dell'intero genoma virale di un campione prelevato nel 2001 da una ragazza oggi diciannovenne, come parte di uno studio di prevenzione della trasmissione del virus da madre a figlio. Ad oggi si contano tre casi.
È stato classificato come ceppo HIV-1 gruppo M sottotipo L un nuovo virus dell’immunodeficienza acquisita umano, il primo individuato dopo 19 anni. A individuarlo è stato un team di ricercatori guidato da Mary Rodgers, di Abbott Diagnostics, azienda che produce i test diagnostici per rilevare la presenza del virus dell’HIV nel sangue. La scoperta, accertata dopo il sequenziamento dell’intero genoma del virus, è stata pubblicata dal Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes.
 
Il nuovo ceppo è stato identificato su un campione prelevato nel 2001 nella Repubblica Democratica del Congo, come parte di uno studio per la prevenzione della trasmissione dell’infezione da madre a figlio.
 
Una volta ottenuto il sequenziamento del nuovo genoma, i ricercatori hanno potuto classificare il ceppo come sottotipo L, una sottotipologia che contava, ad oggi, solo altri due tipi di virus HIV e che con questo terzo che si è aggiunto può essere ufficialmente distinta come sottotipo a sé.
 
Inoltre, secondo i ricercatori, dal momento che il virus rilevato sarebbe più simile ai virus più antichi rispetto a quelli isolati nel 1983 e nel 1990, nella Repubblica Democratica del Congo, e forse anche in altri posti del mondo, ci sarebbero ulteriori ceppi circolanti.
 
“Questo studio dimostra che l’epidemia di HIV è ancora in corso e che si sta tuttora evolvendo”, spiega Jonah Sacha, dell’Oregon Health & Science University, negli USA, non coinvolto nella ricerca.
 
Più di 37 milioni di persone nel mondo vivono con l’HIV, il numero più alto mai registrato. “Le persone pensano che l’infezione da HIV non sia più un problema e che abbiamo la situazione sotto controllo, ma non è così”, puntualizza Sacha.
 
Il problema, poi, è che un nuovo ceppo potrebbe non essere rilevato dai test e potrebbe non essere efficacemente controllabile con i farmaci o rendere eventuali futuri vaccini inutili.
7 novembre 2019
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