La SIEP (Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica) ha analizzato e commentato i dati relativi al consumo di psicofarmaci pubblicati dall’AIFA nell’ultimo Rapporto Nazionale sull’Uso dei Farmaci in Italia (anno 2018). "Il primo elemento che emerge dall'analisi delle principali classi di psicofarmaci è l'incremento complessivo dei consumi che si registra nel corso dell'ultimo quinquennio" afferma
Fabrizio Starace, Presidente SIEP e componente del Consiglio Superiore di Sanità.
"Gli psicofarmaci più frequentemente utilizzati sono le Benzodiazepine, con un valore nazionale di DDD/1000 pari a 49,2. Questo vale a dire – prosegue Starace – che il 5% circa degli italiani consuma quotidianamente questa categoria di farmaci, che come è noto mostrano un elevato rischio di induzione di dipendenza. Considerando che un ciclo di terapia non dovrebbe superare le 8-12 settimane, è ragionevole supporre che la prevalenza annua di persone che hanno presentato un disturbo d'ansia o insonnia, di intensità tale da rendere necessaria la prescrizione di una benzodiazepina, possa essere anche 4-5 volte superiore".
Per gli Antidepressivi il dato che richiede maggiore attenzione è l'elevata variabilità inter-regionale: si osservano infatti Regioni come Basilicata, Campania e Puglia, che superano di poco le 30 DDD/1000 e Regioni come la Toscana dove il valore delle DDD/1000 è doppio (62,2). "Non credo – afferma lo psichiatra – che queste variazioni possano essere giustificate da differenze epidemiologiche così clamorose. Penso piuttosto che riflettano l'attitudine diagnostico-prescrittiva dei medici nelle diverse aree del Paese, ma non abbiamo alcun riscontro che queste diverse attitudini corrispondano a migliori esiti".
Per i farmaci Antipsicotici la variabilità è molto più contenuta, se si esclude il caso eclatante della Sardegna che con le sue 13,9 DDD/1000 raddoppia quasi il consumo della Val D'Aosta (7,1). "Il dato più preoccupante per questa categoria di psicofarmaci è l'incremento dei consumi che si è registrato nell'ultimo quinquennio (+16,8%). Non vorrei – chiosa Starace – che questa fosse una conferma indiretta dell'impoverimento della risposta di cura ai casi più complessi, per i quali a causa della carenza di risorse e di tempo resta praticabile solo il trattamento farmacologico".