(Reuters Health) – I pazienti ricoverati per polmonite che ricevono un trattamento antibiotico più lungo rispetto alla durata raccomandata, con prescrizioni alla dimissione, avrebbero una maggiore probabilità di riferire eventi avversi associati a questa terapia. A evidenziarlo è stato uno studio retrospettivo pubblicato su Annals of Internal Medicine e guidato da
Valerie Vaughn, dell'Università del Michigan di Ann Arbor, negli USA.
I ricercatori americani hanno utilizzato i dati di uno studio in corso su pazienti ricoverati con polmonite, acquisita sia esternamente che internamente alle strutture sanitarie, per quantificare la durata del trattamento antibiotico, determinare i fattori ad esso associati e valutare i risultati della terapia.
La gran parte dei 6.481 pazienti inclusi nello studio, pari all'86,7%, sarebbe risultata clinicamente stabile e sarebbe stata dimessa entro il quinto giorno di ricovero. Due terzi dei pazienti avevano ricevuto antibiotici per un periodo più lungo rispetto a quanto indicato dalle linee guida, tra cui il 71,8% di quelli che avevano una polmonite presa al di fuori dell'ospedale e il 56,6% di quelli che erano stati infettati all'interno della struttura, con una durata media di due giorni in più di terapia, in particolare due giorni per il primo gruppo e uno per il secondo. Gli antibiotici prescritti alla dimissione avrebbero rappresentato la metà dei giorni totali di terapia e il 93,2% dei giorni in eccesso.
La durata prolungata del trattamento non sarebbe stata associata a mortalità a 30 giorni, riammissioni o al fatto di rivolgersi di più in pronto soccorso, ma le probabilità di un evento avverso riferito dal paziente sarebbero state del 5% più alte per ogni giorno di trattamento in più. “Un rischio che sarebbe sottostimato”, secondo l'esperta. Prima di dimettere un paziente che è stato ricoverato per polmonite è importante dunque “chiedersi se effettivamente l'antibiotico potrà giovare e nel caso in cui la persona ne avesse bisogno, è necessario assicurare la minima durata del trattamento”, ha sottolineato Vaughn.
“Come conseguenza di questo studio, nella nostra struttura abbiamo già cominciato a rivedere le nostre abitudini riguardo alla prescrizione di antibiotici, con un miglioramento anche a livello di effetti collaterali dovuti a questi farmaci”, ha sottolineato Vaughn, secondo la quale “si è persa la concezione che la prescrizione eccessiva può avvenire al momento della dimissione”.
Secondo
Brad Spellberg, del Los Angeles County-University of Southern California Medical Center, co-autore di un editoriale sulla ricerca, “l'importanza dei risultati è che ribadisce che dare ai pazienti antibiotici per più di una settimana per la polmonite non solo non migliora la cura o la mortalità, ma in realtà provoca danni ai pazienti. Abbiamo parlato della terapia di breve durata per oltre un decennio, ma la maggior parte dei medici non ne è ancora a conoscenza”, ha concluso l'esperto.
Fonte: Annals of Internal Medicine
Will Boggs
(Versione italiana per Quotidiano Sanità/Popular Science)