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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Marijuana. È veramente pericolosa, come si sostiene sempre più spesso? Ecco il punto in due studi americani e gli effetti reali che provoca

di Maria Rita Montebelli
immagine 30 gennaio - Tra usi medici e dibattiti sulla legalizzazione, la marijuana sta vivendo una nuova stagione. E sono in molti a chiedersi se, soprattutto sul versante dell’uso voluttuario, il suo impiego rappresenti un piacere relativamente innocuo o se la sostanza psicoattiva più consumata al mondo, non possa determinare invece degli effetti indesiderati per la salute. Il National Institute on Drug Abuse americano e una review pubblicata dal NEJM nel 2015 forniscono interessanti spunti di riflessione
Secondo il National Institute on Drug Abuse (NIDA) americano, una persona su tre di quelle che fanno uso di cannabis, presenta una qualche forma di ‘disturbo da uso di marijuana’. E a pagarne lo scotto sono soprattutto gli adolescenti. Chi si avvicina alla cannabis prima della maggior età corre infatti un rischio da 4 a 7 volte maggiore rispetto agli adulti, di sviluppare un disturbo da uso di marijuana. E il problema non è di poco conto, considerato il fatto che negli Usa un ragazzo su due ammette di aver provato la marijuana (anche sotto forma di svapo o di prodotti edibili) almeno una volta, nel corso delle scuole superiori.
 
Uno degli aspetti che preoccupano di più gli esperti è che gli adolescenti percepiscono sempre meno la marijuana come un pericolo per la salute. E questo proprio quando invece le evidenze scientifiche circa i rischi collegati ad un uso regolare e pesante di questa droga, soprattutto tra i teenager si vanno accumulando.
 
Per questo il NIDA ritiene che gli adolescenti vadano protetti da questo rischio, parlandone apertamente anche in famiglia. E a questo proposito l’ente americano ha messo a punto dei depliant informativi per i genitori e per i ragazzi ,con una serie di informazioni sull’argomento.
 
La marijuana può determinare problemi scolastici perché ha un effetto negativo sui livelli di attenzione, sulla motivazione, sulla memoria e sull’apprendimento. Questa droga può interferire con la memoria a breve termine e con l’apprendimento, con la capacità di concentrazione, la motivazione e l’apprendimento. Effetti questi che possono persistere anche quando gli effetti della droga svaniscono, soprattutto nei soggetti che ne fanno uso regolare.
 
La marijuana può indurre dipendenza e chi ne fa uso può avere seri problemi a smettere, anche quando quest’abitudine produce conseguenze negative sulla vita quotidiana. I sintomi d’astinenza, che durano circa due settimane,  possono manifestarsi con irritabilità, disturbi del sonno, ansia, riduzione dell’appetito e disagio fisico. Non sono pericolosi, ma rendono difficile smettere.
 
La marijuana può provocare incidenti stradali. L’uso di questa sostanza altera la capacità di giudizio e varie altre capacità importanti per la guida (concentrazione, coordinazione, tempi di reazione, ecc). sotto l’effetto di questa droga può diventare difficile calcolare le distanze, come anche reagire a segnali e suoni. La marijuana è la droga più frequentemente riscontrata nelle analisi fatte in occasione di incidenti stradali mortali. Già da sola, basta a raddoppiare il rischio di provocare un incidente stradale; in combinazione con l’alcol e altre droghe questo rischio aumenta in maniera esponenziale.
 
La marijuana può facilitare la comparsa di patologie psichiatriche, anche se i meccanismi di questo effetto di facilitazione non sono del tutto chiariti. Assunta in dosi elevate può scatenare attacchi di panico e psicosi acute. Gli studi clinici evidenziano che l’assunzione di marijuana in età adolescenziale può aumentare il rischio di disturbi psicotici tra i soggetti geneticamente predisposti. Nei soggetti affetti da schizofrenia, l’uso di marijuana ne può peggiorare i sintomi (allucinazioni, paranoia, pensiero disorganizzato). L’uso regolare di marijuana è stato collegato ad un aumentato rischio di diversi problemi mentali, compresi depressione, ansia, pensiero suicidario, disturbi di personalità e psicosi.
 
Fumare marijuana può danneggiare i polmoni. Mentre non ci sono prove di un aumentato rischio di cancro del polmone tra gli utilizzatori di marijuana, di certo il fumo delle ‘canne’ irrita le vie aeree e può facilitare la comparsa di patologie respiratorie. Spesso inoltre, chi fuma marijuana, fuma anche le sigarette di tabacco, nota causa di cancro del polmone e alcune ricerche suggeriscono che abbandonare l’abitudine del fumo è più difficile per gli utilizzatori di marijuana.
 
L’uso di marijuana in gravidanza può essere collegato a futuri disturbi dello sviluppo e di iperattività nel bambino, anche se è difficile determinare con esattezza un rapporto di causalità visto che spesso l’uso di marijuana si associa al fumo di sigaretta e all’alcol. Il tetraidrocannabinolo (THC) passa inoltre nel latte materno e resta da stabilire come questo possa influenzare lo sviluppo del cervello del bambino.
 
In una esaustiva review pubblicata qualche anno fa dal New England Journal of Medicine, Nora Volkow e colleghi hanno stilato una lista degli effetti indesiderati a breve e a lungo termine della marijuana. Eccoli.
 
Effetti a breve termine
· Alterazioni della memoria a breve termine (con relative difficoltà di apprendimento e a ricordare le informazioni)
· Alterazioni della coordinazione motoria in grado di interferire con la guida e tali da aumentare il rischio di danni
· Alterazione della capacità di giudizio che possono portare a comportamenti sessuali a rischio e la trasmissione di malattie sessualmente trasmesse
· Paranoia e psicosi (ad alte dosi)
 
Effetti di un uso ‘pesante’ o a lungo termine
· Dipendenza (si riscontra nel 9% degli utilizzatori totali, nel 17% di chi ha cominciato in età adolescenziale e nel 25-50% degli utilizzatori su base quotidiana)
· Alterazioni dello sviluppo del cervello (effetto fortemente associato al consumo precoce di marijuana)
· Scarsi risultati scolastici e aumentata possibilità di abbandono degli studi
· Alterazioni cognitive con QI inferiore tra chi ha fatto uso frequente di marijuana in adolescenza
· Ridotta soddisfazione nella vita e minori risultati
· Sintomi di bronchite cronica
· Aumentato rischio di disturbi psicotici cronici (compresa la schizofrenia) nei soggetti predisposti agli stessi
 
Maria Rita Montebelli
30 gennaio 2019
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