toggle menu
QS Edizioni - mercoledì 27 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Franconi (GISeG): “Le donne vivono di più ma accusano più malattie. Colpa anche dei medici”

di Laura Berardi
immagine 5 gennaio - In Italia come in Spagna le donne hanno una percezione peggiore della loro salute rispetto agli uomini. “Ma il problema non è psicologico”, ha spiegato Flavia Franconi. “Manca una medicina basata sull’evidenza capace di riconoscere le differenze tra i generi”
L’Istat l’aveva rilevato poche settimane fa: le donne denunciano una salute peggiore degli uomini, e soffrono di questa condizione più dei loro partner. Non è certo una consolazione, ma il problema sembra non essere solo della nostra penisola.
La percezione della propria condizione sanitaria delle donne della vicina penisola Iberica infatti quasi ricalca quella italiana, secondo un’indagine gemella a quella dell’Istat sulla salute degli spagnoli, relativa all’anno 2006. Abbiamo chiesto a Flavia Franconi, docente di Farmacologica Cellulare e Molecolare dell'Università di Sassari e vicepresidente Società Italiana per la Salute e la Medicina di Genere, di spiegarci perché questo succeda.

I dati spagnoli e italiani a confronto
Il campione considerato dall’Agència de Salut Pública di Barcellona nello studio era di 29 mila volontari e volontarie, metà di età compresa tra i 16 ed i 24 anni, metà più anziani. Così come nel Belpaese, le signore ispaniche che dichiaravano di godere di buona salute erano meno del 70%: si tratta appena del 61,2% delle intervistate in Spagna, e di una percentuale solo leggermente più alta in Italia, pari al 67,2%. Per contro, gli stessi valori per gli uomini sono rispettivamente del 73% e del  75,1%.
Non si tratta solo di lamentele, precisano gli esperti. Sebbene siano addirittura il 47,5% degli uomini italiani con malattie croniche a sostenere di sentirsi comunque complessivamente in buona salute (mentre per le donne la percentuale scende al 38%), sono proprio le signore a soffrire di più di cronicità.
Sono infatti il 23,7% delle donne italiane a sviluppare due o più malattie radicate, contro solo il 16,0% degli uomini. Anche questo un dato simile alla Spagna dove il 25,7 per cento delle donne si dichiarava soggetta a disturbi cronicizzati, contro il 19,3 per cento dei maschi. “Quelle che spesso vengono definite ‘lamentele’ delle donne rispetto alla loro salute non sono affatto solo un problema psicologico”, ha spiegato Flavia Franconi a Quotidiano Sanità. “Il riscontro che si ha nell'incidenza delle malattie, soprattutto quelle croniche, è evidente. Che le donne si ammalino di più, insomma, è un dato di fatto”.

Il ‘paradosso donna’
“Si tratta del cosiddetto ‘paradosso donna’: le statistiche e i dati epidemiologici ci dicono che le donne vivono più a lungo, ma anche che c'è una maggiore incidenza di malattie croniche rispetto agli uomini. Vivono di più, ma sono anche più malate”, ha continuato la professoressa, che fa anche parte del Comitato Scientifico del Gruppo Italiano Salute e Genere (GISeG).
Un problema la cui causa andrebbe indagata. “Studi di questo genere devono portare tutti a domandarsi perché questo succede ma soprattutto a cercare di capire come ridurre le malattie delle donne”, ha continuato Flavia Franconi. “Anche perché se continua così il problema può solo peggiorare: con l'allungamento dell'aspettativa di vita avremo molte più donne anziane, anche rispetto agli uomini anziani che statisticamente hanno esistenze in media più brevi. Queste signore saranno più malate e sole degli uomini. E in più, probabilmente anche più povere, visto che le donne che non lavoravano non avranno una remunerazione in vecchiaia, ma solo una pensione di reversibilità, probabilmente poco ricca. In tempi di crisi bisogna preoccuparsi anche di questo, ed oggi la situazione economica è particolarmente grave. E si sa che salute e povertà viaggiano spesso in direzioni opposte”.

Il problema? Soprattutto la scarsa attenzione dei medici alla medicina di genere
Quando le si chiede se tutto questo dipende anche da come è strutturato il sistema sanitario la professoressa non usa mezzi termini: “Assolutamente sì. Nel nostro sistema assistenziale, e soprattutto nella pratica giornaliera dei medici, ci sarebbe veramente bisogno di una maggiore attenzione alla salute delle donne rispetto alle tematiche non legate alla riproduzione. Le donne non sono solo utero, ovaio e seno, ma sono fatte anche di altri organi, i quali presentano delle differenze rispetto a quelli degli uomini. Di solito si considera la donna uguale all'uomo, invece non è così. Per questo ci sarebbe necessità di una medicina basata sull'evidenza anche per la donna. Cosa che fino ad oggi non abbiamo avuto”.
Anche perché, aggiunge, il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione. “Prima ancora che come medico lo dico come donna: bisogna che una reale medicina dell’evidenza venga applicata anche per noi. Solo in questo modo si può rispettare il principio della cura sancito dall’articolo 32 della nostra carta costituzionale”.

Laura Berardi

 
5 gennaio 2012
© QS Edizioni - Riproduzione riservata