I danni nel Dna sono la causa di moltissime patologie, compresi i tumori. Ma perché alcune zone dei cromosomi presentano un rischio maggiore di venire danneggiate nel tempo? Secondo alcuni ricercatori dell’Inserm francese e dell’Università di Strasburgo, il problema sarebbe un fenomeno fino ad oggi ritenuto impossibile: un’interferenza tra la trascrizione, processo nel quale l’informazione genetica viene trasferita nell’Rna in modo che possano essere sintetizzate le proteine, e la replicazione, ovvero il meccanismo per cui il Dna nelle cellule si duplica prima che avvenga l’effettiva divisione cellulare. Lo
studio è stato pubblicato sulla rivista
Molecular Cell.
I ricercatori francesi hanno potuto fare questa scoperta, che potrebbe rivoluzionare il modo di curare i tumori ed altre malattie, studiando la trascrizione in geni umani molto grandi (ovvero formati da numerose centinaia di migliaia di basi azotate). Tra questi geni gli scienziati hanno analizzato quelli che presentano delle zone conosciute come “common fragile sites” ovvero punti del genoma – presenti in quasi tutti gli esseri umani – che tendono più facilmente a rompersi o ad avere problemi durante la replicazione.
L’idea alla base della ricerca era che questi particolari siti potessero avere origine proprio durante la trascrizione, che per i geni molto grandi può risultare piuttosto lunga. Per testare questa ipotesi i ricercatori hanno utilizzato una tecnica chiamata
citometria a flusso, che consiste nell’analizzare particelle microscopiche rilasciandole in un fluido e analizzandole con particolari apparecchi elettrici. Con questo procedimento, gli scienziati hanno potuto dividere le diverse cellule analizzate in base alla fase del ciclo cellulare nella quale si trovavano.
In questo modo hanno potuto fare la scoperta eccezionale. Mentre fino ad oggi si pensava che le fasi di trascrizione e replicazione del Dna avvenissero in momenti separati, questi ricercatori hanno scoperto che nei geni troppo grandi, in cui i processi avvengono in tempi più lunghi, le due fasi possono sovrapporsi. Quando questo succede i due meccanismi possono interferire l’uno con l’altro, creando appunto i common fragile sites. “In questo caso il Dna si destabilizza, si induce una sorta di stress replicativo e arrivano i danni”, spiegano i ricercatori nello studio.
La scoperta apre nuove prospettiva di ricerca. “Ci sono particolari strutture a forma di anello che si creano in queste occasioni nei cromosomi, che sono causa di un particolare processo noto come ibridizzazione del Dna – hanno commentato i ricercatori – in futuro potremmo usare proprio questi piccoli cappi come bersagli per ridurre l’instabilità genomica e dunque l’insorgenza di tumori”.
Laura Berardi