Immaginate di essere in un piccolo centro abitativo, con un ospedale che non ha gli specialisti preparati a trattare le forme più acute di ictus, non sapendone riconoscere la gravità alla prima occhiata. Se doveste andare incontro a un attacco ischemico in un paese simile potreste non farcela. Ma cosa succederebbe invece se i medici dell’azienda ospedaliera avessero la possibilità di mettersi in contatto via iPhone con altri specialisti tramite un’applicazione che permetta la visione in tempo reale delle condizioni dei pazienti? Secondo alcuni ricercatori della Emory University si potrebbero salvare vite. Per dimostrarlo gli scienziati hanno testato questa possibilità su 20 pazienti statunitensi: la
ricerca è stata pubblicata sulla rivista
Journal of Stroke and Cerebrovascular Diseases.
“Durante un attacco ischemico c’è una finestra di tempo abbastanza breve nella quale se si agisce non ci saranno ripercussioni sulla salute cerebrale dei pazienti”, ha spiegato Eric R. Anderson, ricercatore della School of Medicine dell’ateneo americano. “Una terapia efficace consiste anche nel saper riconoscere in tempo la gravità della situazione, e ricorrere ai trattamenti specifici. Ma per farlo c’è bisogno di un neurologo specializzato in questo campo, e chiaramente non in tutti gli ospedali ce ne sono. Chi ha sintomi da ictus grave e si trova in una struttura che non può fornirgli la giusta assistenza, potrebbe usufruire delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie”.
Lo studio ha coinvolto 20 pazienti (9 uomini e 11 donne), ricoverati al Grady Memorial Hospital per attacchi di ictus. Tutti i pazienti erano seguiti da un medico preparato che li osservava da vicino, ma che seguiva “gli ordini” di un altro dottore tramite un’applicazione di videochiamata dell’iPhone 4. Le procedure applicate ai pazienti sono poi state valutate secondo i parametri del National Institute of Health, dimostrando che la terapia non veniva minimamente intaccata dal fatto che il medico curante potesse accedere al paziente solo tramite video.
Attualmente tramite la telemedicina è già possibile curare i pazienti a distanza. Si possono installare telecamere e schermi collegati a particolari strumenti che mandano e ricevono video e informazioni tramite il web. Ma spesso questi dispositivi possono costare parecchio, troppo per alcuni ospedali. In più, secondo i ricercatori, alcuni medici potrebbero avere difficoltà nell’usarli, se non sono preparati a farlo. Invece, col metodo usato dagli scienziati della Emory, basterebbe saper usare un semplice videofonino.
“È il primo studio che dimostra che la diagnosi neurologica tramite iPhone 4 è affidabile come quella effettuata di persona”, ha spiegato Anderson. “Con questa tecnica è come se ci fosse un neurologo in ogni ospedale, al fianco dei pazienti colpiti da forme gravi di ictus. E in più è semplice da usare e relativamente poco costoso.”
Ma non solo il neurologo può essere contattato tramite iPhone e telefoni Android. Un’altra applicazione, sviluppata appena qualche mese fa da ricercatori canadesi dell’Università di Calgary, è in grado di trasmettere ad uno specialista radiologo via smartphone o tablet una TAC, ovunque questo si trovi. Anche
ResolutionMD Mobile – questo il nome della app – ha superato
test di prova, dimostrando che usandola i dottori riescono a fare una diagnosi di ictus acuto con un’accuratezza che va dal 94 al 100%. Tanto che il sistema sanitario canadese la utilizza già per fornire i servizi nelle zone rurali. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista
Journal of Medical Internet Research.
Sempre partendo dal presupposto che quando si ha un attacco ischemico ogni minuto guadagnato per fare la diagnosi potrebbe essere fondamentale per la sopravvivenza del paziente, l’applicazione è sviluppata per funzionare in tempo reale. “I dati del paziente vengono tutelati dal sistema di protezione informatica dell’ospedale che fornisce la tomografia, ma nonostante questo il medico può guardare la TAC via smartphone, ridimensionare l’immagine, ruotarla in 3D, creare grafici e fare analisi avanzate”, ha spiegato
Ross Mitchell, docente di radiologia nell’università canadese, che ha contribuito a sviluppare il software.
Sembra proprio, dunque, che in futuro i migliori alleati dei pazienti colpiti da attacchi ischemici potrebbero essere proprio iPhone, smartphone Android e tablet.
Laura Berardi