(Reuters Health) – L’esposizione al Pm2,5 (minuscole particelle di polvere, sporcizia, fuliggine e fumo) è stata a lungo collegata a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari. Per indagare sul rapporto qualità dell’aria e pressione sanguigna, un tema di ricercatori, guidati da
Masako Morishita della Michigan State University di East Lansing,ha coinvolto 40 non fumatori che abitano in alloggi per anziani a basso reddito a Detroit.
Le strutture si trova vicino ad alcune delle principali strade della città e a fabbriche che rilasciano particelle fini nell’aria. La pressione sanguigna dei residenti è stata misurata dopo aver utilizzato tre diversi filtri per l’aria portatili, ognuno per tre giorni. Si sono così alternati un filtro dell’aria a bassa efficienza, un filtro antiparticolato ad alta efficienza (Hepa) e un filtro finto che non ha ripulito l’aria.
I risultati
. Rispetto a quando è stato utilizzato quest’ultimo, l’esposizione media degli anziani al Pm2,5 dentro casa è stato del 31% inferiore con il filtro a bassa efficienza e del 53% inferiore con l’Hepa. Accanto a questo, utilizzando i due filtri, i livelli di pressione negli ipertesi sono migliorati di una quantità simile a quella che potrebbe essere raggiunta con cambiamenti dello stile di vita come l’aumento dell’esercizio fisico o la riduzione del consumo di sale.
“Un semplice ed economico intervento di filtrazione dell’aria interna può contribuire a ridurre sia le esposizioni a Pm2,5 sia i livelli di pressione sanguigna – ha confermato l’esperto – Visto che l’ipertensione è la prima causa di morte nel mondo, riteniamo che studi più ampi possano verificare se i filtri dell’aria abbiano effettivamente un ruolo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari”.
La pressione media dei partecipanti allo studio è stata di 133-82 mmHg con i filtri finti, di 129,5-80,2 con quelli a bassa efficienza e di 130,7-81,9 con gli Hepa.
Fonte: JAMA Intern Med 2018
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)