Il trattamento standard per il cancro all’ovaio è la chemioterapia a base di platino, ma spesso alcune donne possono sviluppare una resistenza specifica al trattamento, che risulta in una cattiva efficacia della cura. Ma alcuni ricercatori dell’Università di Yale promettono che da oggi sarà possibile riconoscere quali donne reagiranno male al trattamento. Come? Tramite un’analisi genetica. I ricercatori hanno infatti dimostrato, in uno
studio apparso sulla rivista
Oncogene (del gruppo
Nature), che sarebbe una piccola variante dell’oncogene KRAS – uno di quelli che regolano la distruzione cellulare – la responsabile della cattiva risposta alla chemioterapia.
La modificazione genetica sarebbe presente in circa il 12-15% delle donne di origine caucasica e nel 6% di quelle africane,nonché addirittura in un quarto di tutte coloro che sviluppano cancro alle ovaie. Le pazienti che presentano il biomarker appena scoperto dimostrerebbero di avere una probabilità tre volte maggiore di sviluppare resistenza al trattamento a base di platino. Inoltre, le donne in menopausa con la particolare variante dell’oncogene KRAS hanno anche tassi di sopravvivenza minori.
“Ciò ci aiuta a identificare le donne che hanno un rischio maggiore di sviluppare resistenza alla chemioterapia e quelle che avranno maggiori probabilità di ottenere i risultati peggiori con il trattamento”, ha spiegato Joanne Weidhaas, docente di radiologia terapeutica allo Yale Cancer Center. “Non ci sono molte varianti genetiche che possono farlo”.
Il biomarker affascina gli scienziati perché non agisce in un area del Dna che codifica per proteine, ma modifica il modo in cui il microRna controlla l’espressione genica. La variante del gene KRAS è infatti associata anche con un maggiore rischio di sviluppare cancro al seno e ai polmoni, ed era già stata accostata anche a cattivi risultati nel trattamento di tumori al colon, alla testa e al collo.
Purtroppo per la cura del cancro all’ovaio non sono ancora disponibili alternative alla chemioterapia a base di platino.Tuttavia, secondo i ricercatori, questa nuova scoperta è promettente. “Potremmo sviluppare diversi farmaci che hanno come target proprio il gene KRAS e i pathway a lui associati”, ha detto la ricercatrice, che è stata la coordinatrice della ricerca appena pubblicata.
In test di laboratorio, infatti, i ricercatori hanno bloccato l’espressione di questo gene, riducendo significativamente la crescita delle cellule tumorali. E questo, secondo gli scienziati, non sarebbe che il preludio alla cura delle pazienti di cancro all’ovaio.
Laura Berardi