È in crescita in Italia il numero delle future mamme che decidono di conservare le cellule staminali contenute nel sangue del cordone ombelicale del proprio bambino: 30.000 fra il 2005 e il 2010. Resta intricata, però, la normativa che regolamenta la loro conservazione. Per rappresentare la posizione delle biobanche private, Assobiotec ha avviato un Tavolo di lavoro focalizzato proprio sul tema della conservazione dei cordoni ombelicali. A farne Future Health, Cryo Save, Biotechsol e Innovastem.
Lo rende noto l’ultima newsletter dell’associazione che riunisce le imprese che sviluppano biotecnologie, affermando che “il servizio pubblico italiano deve rendersi conto che il problema da risolvere non gravita attorno alle banche private; il vero problema è l’enorme spreco di cordoni”. Riportando alcuni dati Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori) , Assobiotec sottolinea come “il 95% di cordoni viene buttato tra i rifiuti biologici. Mentre sono circa 10 mila i cordoni ombelicali italiani conservati in biobanche private estere. Più o meno la metà di quelli conservati in banche pubbliche nazionali (intorno alle 20 mila unità, contro un fabbisogno di 80 mila)”. Quest’ultimo fenomeno è legato, in particolare, al divieto in Italia di conservazione per uso autologo.
Secondo gli esperti di Assobiotec, “il sistema pubblico ha dimostrato fino ad oggi scarsissima capacità di convivere e collaborare con quello privato, cosa che avviene in quasi tutti gli altri Stati del mondo che vogliono investire nella medicina rigenerativa”. Ma, aggiungono gli esperti di Assobiotec, “il sangue del cordone ombelicale è un patrimonio biologico prezioso che non andrebbe sprecato. Le cellule staminali estratte sono utilissime nella cura di molte patologie (più di 80), oltre che per ricostruire tessuti e organi danneggiati. In più studi clinici, già in corso sull'uomo, le staminali cordonali hanno dimostrato di avere altre utilità, come ad esempio nel diabete di tipo 1 e anche nella paralisi cerebrale infantile, una sorta di sindrome che colpisce circa un bambino su 500”.
“L’Italia non ha tempo da perdere” dichiara Leonardo Vingiani, direttore di Assobiotec. “È doveroso investire per una presenza pubblica nel settore, senza discriminare i privati. In questo modo si finisce solo con l’incoraggiare il processo di esportazione dei cordoni ombelicali”.
L’intento di Assobiotec è quindi quello di “contribuire a un confronto non ideologico su un tema tanto importante, ed è per questo motivo – spiega Vingiani - che abbiamo costituito un Gruppo di lavoro sulle biobanche, con un focus particolare sulla conservazione dei cordoni ombelicali, di cui fanno già parte non solo aziende multinazionali con una presenza commerciale in Italia ma anche aziende italiane costrette ad aprire all’estero le proprie biobanche”.