L’immunoterapia continua a funzionare e a dare un beneficio di sopravvivenza anche molto tempo dopo la sospensione del trattamento. Un dato noto da tempo, che gli esperti chiamano ‘memoria immunitaria’ e che ha ricevuto ulteriori conferme dalla presentazione dei dati degli studi KEYNOTE-006 e KEYNOTE-001, entrambi sul pembrolizumab, un anti-PD1.
In particolare gli studi hanno dimostrato che questo immunoterapico continua a funzionare dopo la sospensione nell’86% dei pazienti con melanoma metastatico e che il 41% dei pazienti trattati è ancora vivo a 5 anni.
Studio-KEYNOTE-006
All’ASCO 2018 vengono presentati i risultati aggiornati a 4 anni del KEYNOTE-006, nei pazienti che avevano completato 2 anni di trattamento con pembrolizumab e i dati relativi al secondo ciclo di trattamento. I primi risultati del KEYNOTE-006 avevano stabilito la superiorità del pembrolizumab sull’ipilimumab nel melanoma in fase avanzata.
834 pazienti sono stati assegnati in maniera randomizzata a ricevere un trattamento con pembro 10mg/Kg ogni 2 settimane, oppure pembro 10mg/Kg ogni 3 settimane oppure ipilimumab 3 mg/Kg ogni 3 settimane per 4 somministrazioni. Il trattamento con pembro è stato proseguito per 2 anni o fino a progressione di malattia, comparsa di tossicità grave, decisione del ricercatore. I risultati dimostrano che il pembro mantiene un’attività anti-tumorale durevole nei pazienti con melanoma in fase avanzata naive al trattamento o in quelli pre-trattati.
Dei pazienti che hanno completato i due anni di trattamento con pembro,
l’86% risultava ancora libero da progressione di malattia (endpoint co-primario dello studio)
a 20 mesi di follow-up;
il tasso di sopravvivenza globale (OS endpoint primario dello studio)
a 4 anni è del 41,7% nei due bracci combinati di pazienti trattati con pembro, rispetto al 34,1% di quelli trattati con ipilimumab. I dati di OS, relativi ai pazienti naive al trattamento, sono rispettivamente OS 44,3% nei due gruppi di soggetti trattati con pembro contro il 36,4% del braccio ipilimumab. Gli autori concludono dunque che pembro è un farmaco sicuro che fornisce un’attività anti-tumorale addizionale ad un secondo ciclo di trattamento.
“Lo studio KEYNOTE-006 – spiega il dottor
Mario Mandalà, dirigente medico Unità di Oncologia dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e responsabile del Centro per la cura e la ricerca del melanoma (Ce.R.Mel.) - descrive l’andamento clinico dei pazienti dopo sospensione di pembrolizumab dopo due anni di terapia. Questi dati di sopravvivenza a lungo termine rappresentano un punto di riferimento per la pratica clinica, indipendentemente dall’espressione del gene BRAF. Inoltre nel gruppo dei pazienti trattati per due anni con pembrolizumab, l’86% ha mantenuto la risposta dopo sospensione del trattamento, a un
follow-up mediano di 20,3 mesi. In aggiunta, la maggior parte dei pazienti ritrattati con pembrolizumab a progressione, ha ottenuto un beneficio clinico. Il mantenimento della risposta e la memoria immunologica costituiscono un appannaggio specifico dell’immunoterapia e rappresentano una peculiarità importante, che gli oncologi dovrebbero discutere con i pazienti quando viene pianificata una strategia terapeutica”.
Studio KEYNOTE-001 (coorte melanoma)
E’ uno studio di fase 1b che riporta i risultati a 5 anni su tutti i pazienti e su quelli naive al trattamento. Un gruppo di 655 pazienti con melanoma metastatico o in fase avanzata, già trattati in precedenza (504) o naive al trattamento (151), sono stati sottoposti a terapia con pembrolizumab (2 mg/Kg ogni 3 settimane oppure 10mg/Kg ogni 3 settimane o 10mg/Kg ogni 2 settimane) fino a progressione di malattia o per comparsa di gravi tossicità o per decisione dello sperimentatore. Dopo un follow up mediano di 55 mesi, i risultati dimostrano che il pembrolizumab conferisce una sopravvivenza complessiva (OS) 5 anni (endpoint secondario dello studio) del 34% in tutti pazienti con melanoma in fase avanzata, sia quelli trattati in precedenza che i naive al trattamento;
in quelli naive al trattamento la OS è del 41%. Questi dati che rappresentano il follow up più lungo per il pembolizumab, per qualunque forma di tumore, confermano che il farmaco, nel melanoma in fase avanzata, ha un’attività anti-tumorale durevole nel tempo, associata ad una buona tollerabilità.
“In questo studio – commenta Mandalà – emergono per la prima volta dati di sopravvivenza a cinque anni in una casistica non selezionata di pazienti con melanoma, trattati con un anticorpo anti PD-1 (il pembro). Questi dati a 5 anni avranno un impatto sulla pratica clinica e sono molto simili a quanto precedentemente riportato a 4 anni (38% e 48%, rispettivamente nei pazienti pretrattati e in quelli naïve). È quindi chiara la tendenza al mantenimento di queste percentuali anche nel lungo termine nei pazienti con malattia avanzata”.
Maria Rita Montebelli