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QS Edizioni - mercoledì 3 luglio 2024

Scienza e Farmaci

Scoperto il tallone d’Achille del virus del raffreddore. Potrebbe portare ad una terapia

di Maria Rita Montebelli
immagine 15 maggio - Uno studio dell’Imperial College di Londra individua come possibile target terapeutico contro il raffreddore la ‘miristilazione’. Già pronta una molecola candidata , l’IMP-1088 un duplice inibitore di due enzimi umani (NMT1 e NMT2), che blocca uno step fondamentale dell’assemblaggio del capside virale. La nuova molecola è efficace anche contro altri membri della famiglia dei Picornaviridae,come il poliovirus.
I rinovirus sono la causa più frequente del raffreddore comune, patologia ‘innocente’ per quanto fastidiosa tra i soggetti in buona salute ma anche può portare a riacutizzazioni di asma , BPCO e fibrosi cistica nelle persone affette da queste patologie. Impossibile lavorare all’ipotesi di un vaccino ( i Rinovirus sono più di 100) e finora nessuno è mai riuscito a mettere a punto una terapia contro questi insidiosi virus. Ma dalle pagine di Nature Chemistry arriva un raggio di speranza.
 
Lo studio, condotto dai ricercatori del National Heart&Lung Institute, dell’Imperial College di Londra (tra loro anche l’italiano Roberto Solari) è andato a studiare le performance dell’ IMP-1088, un duplice inibitore delle N-miristoil-transferasi umane NMT1 e NMT2. La nuova molecola è risultata in grado di inibire rapidamente le NMT umane e, così facendo, inceppa la replicazione virale, bloccando uno step fondamentale dell’assemblaggio del capside virale (lo ‘scudo’ con il quale il virus protegge il suo patrimonio genetico), senza determinare citotossicità.
 
Gli esperimenti condotti finora suggeriscono che questo agente è dotato di una buona attività anti-virale non solo contro diversi ceppi di Rinovirus, ma anche contro il poliovirus e il virus della malattia piede-mano-bocca. Tutto ciò sta a suggerire che la miristilazione umana rappresenta un interessante target farmacologico nelle infezioni da Picornaviridae.
 
Finora si può parlare dunque di buoni risultati, ma solo nelle cellule in vitro. Adesso bisognerà dimostrare, a cominciare dall’animale da esperimento, che la molecola anti-raffreddore è anche sicura. Solo tra qualche anno, se tutte queste prove saranno superate, si potrà pensare di testare il ‘farmaco’ nell’uomo.
 
Maria Rita Montebelli
15 maggio 2018
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