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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Scienza e Farmaci

La voglia di ‘accendersene’ un‘altra si dimezza con il sistema di riscaldamento del tabacco

immagine 13 marzo - Uno studio pubblicato sulla rivista accademica Nicotine & Tobacco Research ha dimostrato che con l'utilizzo del sistema Heat-Not-Burn la voglia di fumare dopo aver finito uno 'stick' si dimezza (-40%) rispetto a quanto accade con la sigaretta tradizionale.
“Il sistema di riscaldamento del tabacco rappresenta un'alternativa potenzialmente meno dannosa ma altrettanto accettabile per i fumatori più accaniti che hanno difficoltà a cessare il vizio del fumo”. Questo è quanto riporta uno studio pubblicato su Nicotine & Tobacco Research che ha dimostrato, in aggiunta, come la voglia di accendersi un secondo 'stick' nel quarto d'ora successivo al consumo del primo, sia ridotta del 40% rispetto a quanto avviene con la sigaretta tradizionale.
 
Un’ alternativa potenzialmente meno dannosa
L'esigenza di trovare prodotti alternativi alle sigarette per quella fascia di popolazione che non riesce a dare un taglio al fumo ha indotto la stessa industria del tabacco a percorrere nuove vie di ricerca improntate alla realizzazione di soluzioni potenzialmente meno dannose per la salute. Tra queste, si annovera il sistema di riscaldamento del tabacco, Tobacco Heating System THS 2.1 (nome commerciale IQOS), per il quale recenti studi hanno dimostrato una riduzione media del 90-95% della formazione di sostanze dannose o potenzialmente dannose per la salute, rispetto a quella prodotta dalla combustione di una sigaretta tradizionale.
 
La ricerca
Nel corso dello studio, condotto in aperto e randomizzato, i ricercatori hanno messo a confronto la cinetica della nicotina rilasciata dal THS 2.1 rispetto a quella rilasciata da una sigaretta tradizionale, analizzando la correlazione tra l'esigenza impellente di fumare (valutata mediante Questionnaire for Smoking Urge, Brief Form) e il rilascio di nicotina. E' stata quindi approfondita la cinetica della nicotina sia dopo il consumo di una singola sigaretta, che di un singolo 'stick' con il THS 2.1, ed infine ad libitum.
 

Per lo studio, sono state utilizzate sigarette non mentolate, con una concentrazione massima di 1mg di nicotina ciascuna, mentre, negli “stick” utilizzati con il THS 2.1, la concentrazione di nicotina era di 0.5 mg. Durato in totale 7 giorni e condotto in ambiente confinato, lo studio ha coinvolto 28 partecipanti, ed è stato diviso in due momenti consecutivi: ogni momento prevedeva il wash-out della nicotina della durata di 24 ore, un giorno di utilizzo del singolo prodotto e un giorno di utilizzo del prodotto ad libitum. Il secondo giorno di osservazione, i 28 soggetti sono stati divisi in modo randomizzato: i soggetti assegnati al “Gruppo 1” hanno utilizzato il THS 2.1 nella prima fase e sigarette tradizionali nella seconda fase. Invece, i soggetti assegnati al “Gruppo 2” hanno utilizzato sigarette tradizionali nella prima fase e il THS 2.1 nella seconda fase.
 
I risultati
Dai risultati è emerso che la cinetica della nicotina è simile per entrambi i prodotti, sebbene con il THS 2.1 l'urgenza di fumare nuovamente sarebbe ridotta. In particolare, la ricerca condotta ha confermato che le concentrazioni di nicotina assorbite, anche ad libitum, erano simili nei 2 gruppi. Il tempo impiegato per raggiungere la massima concentrazione plasmatica di nicotina era di circa 8 minuti dopo l'utilizzo singolo dei prodotti, e la concentrazione era simile anche dopo il consumo ad libitum. La concentrazione plasmatica massima di nicotina dopo utilizzo singolo di THS 2.1 era di 8.4 ng/mL, il 70,3% di quello ottenuto con CC. L'urgenza di dover fumare nuovamente tra chi aveva utilizzato il THS 2.1, dopo 15 minuti dal termine dell'assunzione, era del 40% inferiore rispetto a quello avvertito da chi aveva utilizzato sigarette tradizionali. Tuttavia, nel consumo ad libitum, il punteggio sul QSU-Brief registrato durante la giornata sarebbe simile per entrambi i prodotti. 
13 marzo 2018
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