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QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

Scienza e Farmaci

Fibrillazione atriale. Elevati livelli nel sangue di digossina legati ad aumento ricoveri e mortalità

di Anne Harding
immagine 12 marzo - Un’eccessiva concentrazione nel sangue di digossina può aumentare il rischio di mortalità tra i pazienti che soffrono di fibrillazione atriale. Questa evidenza emerge da uno studio che ha osservato quasi 18 mila pazienti ed è destinata a sollevare un dibattito sull’impiego di questa molecola come terapia per la fibrillazione atriale
(Reuters Health) – Elevati livelli di digossina nel sangue sono associati a un aumento della mortalità tra i pazienti con fibrillazione atriale, che sono dunque più a rischio quando cominciano una terapia con questo farmaco. È quanto emerge da una nuova analisi dei dati raccolti nell’ambito dello studio clinico denominato Aristotle. A pubblicarli, sul Journal of the American College of Cardiology, è stato un gruppo di ricercatori guidato da Renato Lopes della Duke University di Durham, Carolina del Nord.

Premessa
Secondo le linee guida, la digossina è un’opzione terapeutica per il trattamento della fibrillazione atriale, ma gli esperti sottolineano che le evidenze su questo farmaco si baserebbero su prove di scarsa qualità. Inoltre, studi osservazionali su pazienti con fibrillazione atriale e in trattamento con la digossina avrebbero avuto risultati contrastanti.

Lo studio

Per la ricerca, Lopes e colleghi hanno valutato i dati raccolti su quasi 17.900 pazienti che avevano partecipato allo studio Aristotle, che metteva a confronto il nuovo anticoagulante orale apixaban con warfarin. Quasi un terzo dei pazienti considerati assumeva digossina e il 37,4% aveva insufficienza cardiaca. I pazienti trattati con digossina non mostravano un rischio significativamente maggiore di mortalità rispetto al farmaco assunto, né è aumentato il tasso di morte improvvisa per cause cardiovascolari tra chi assumeva questo farmaco. La digossina media a livello sierico era di 0,62 ng/mL per i pazienti deceduti contro 0,55 ng/mL per i sopravvissuti.

Inoltre, il rischio di mortalità non si è mostrato significativamente più alto nei pazienti con livelli di digossina inferiori a 0,9 ng/mL, che rappresentavano il 76% dei gruppo. Per i pazienti con livelli di digossina tra 0,9 e 1,2 ng/mL, invece, si è registrato un rischio significativamente più alto di mortalità. I pazienti con livelli superiori a 1,2 ng/mL hanno mostrato un aumento del rischio di mortalità del 56%. Infine, per ogni aumento di 0,5 ng/mL di digossina nel sangue, si è verificato un aumento del 19% del rischio di mortalità. E l’aumento è stato simile per i pazienti con e senza insufficienza cardiaca.

I commenti
“I nostri risultati suggeriscono che la digossina non dovrebbe essere somministrata ai pazienti con fibrillazione atriale, specialmente se possono usare altri farmaci”, ha sottolineato Lopes. E con l’esperto concorda anche Mintu Turakhia, della Stanford Univerisity, in California, che ha scritto un editoriale di accompagnmento all’articolo. “Per la maggior parte dei pazienti con fibrillazione atriale, non c’è alcun motivo di ritenere che vi sia un beneficio dalla somministrazione di digossina; più verosimilmente c’è un danno”, ha sottolineato.

Fonte: Journal of the American College of Cardiology

Anne Harding

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

12 marzo 2018
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