Il numero dei pazienti con demenza di Alzheimer è destinato a crescere nei prossimi anni: gli attuali 47 milioni di pazienti nel mondo potrebbero diventare 76 milioni nel 2030 e 131 milioni nel 2050 a causa dell’invecchiamento della popolazione. In Italia i malati sono 600mila e circa 3 milioni le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari, con costi diretti dell’assistenza che ammontano a oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. La ricerca in questa patologia, iniziata circa 50 anni fa, è a tutt’oggi fatta di ipotesi, tentativi, piccoli passi e fallimenti e non esiste ancora una cura certa: come evidenziato da studio tra il 2002 e il 2012 il tasso di insuccesso della ricerca legata all’Alzheimer è stato del 99,6%.
Tutti dati che chiamano in causa la necessità di valorizzare la sinergia tra competenze e risorse degli attori in gioco per dare risposte ad una malattia che rappresenta una priorità nell’agenda globale.
Questi i temi al centro dell’appuntamento annuale promosso dalla Fondazione Lilly nell’ambito del progetto
“La Ricerca in Italia: un’Idea per il Futuro”, che si è tenuto oggi la ministero della Salute e nel corso del quale è stato fatto il punto sull’emergenza sanitaria e sociale dell’Alzheimer. Stella polare, il progetto “Interceptor” - avviato dall’Aifa insieme ad un gruppo di esperti sulle demenze - realizzato con l’obiettivo di elaborare un modello di gestione del paziente sin dalle primissime fasi della malattia e al quale la Fondazione Lilly, da nove anni impegnata a sostenere la ricerca in Italia, vuole partecipare cofinanziandolo.
Nel 2015 l’Alzheimer’s Disease International ha stimato a livello mondiale oltre 9,9 milioni di nuovi casi di demenza all’anno, cioè un nuovo caso ogni 3,2 secondi. I costi totali stimati per la demenza a livello mondiale nel 2015 sono di 818 miliardi di dollari, cifra che rappresenta l’1.09% del Pil mondiale ed entro il 2018 i costi mondiali supereranno il trilione di dollari.
Questo significa che se la demenza globale fosse un paese, sarebbe la 18esima economia più grande del mondo. Cruciale diventa quindi mettere insieme la ricchezza delle conoscenze e uno spirito di alleanza tra i diversi attori dei settori pubblico e privato per una patologia ad alto impatto sociale, oltre che di salute.
“La ricerca in ambito sanitario è un investimento che contribuisce non solo ad alimentare le conoscenze scientifiche a beneficio del benessere dei cittadini, ma anche a migliorare la qualità del servizio sanitario e allo sviluppo dell’intero sistema economico del Paese, senza tralasciare l’enorme valore etico e sociale che riveste” ha dichiarato il ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin ricordando come nell’ambito delle demenze il tema si faccia ancora più stringente e complesso: “Già nel 2008 il Parlamento Europeo aveva riconosciuto la malattia di Alzheimer come priorità di salute pubblica – ha detto – farmaci innovativi che sviluppino un intervento di diagnosi precoce, infatti, consentirebbero non solo di contenere, arginare o guarire la patologia, ma anche di costruire un nuovo modello di organizzazione per la gestione dei pazienti, oggi spesso a carico delle sole famiglie. È su questo terreno che si gioca una delle più grandi sfide di un sistema sanitario universalistico, come è quello italiano”.
“Individuare trattamenti mirati ed efficaci per persone con l’Alzheimer e le altre forme di demenza – ha dichiarato
Mario Melazzini, Direttore Generale dell’Aifa – è una delle più grandi sfide di salute a livello globale in considerazione dell’incidenza crescente di queste patologie nel mondo occidentale e del loro pesante carico umano, sociale ed economico la strategia vincente può essere la condivisione degli obiettivi e dei percorsi di ricerca tra tutti gli attori della filiera, dalle fasi iniziali della progettazione degli studi e mettere a fattore comune risorse, competenze, dati e strumenti operativi. Il progetto “Interceptor”, in questo senso, rappresenta un’esperienza unica e come Aifa ci attendiamo preziose ricadute, non solo dal punto di vista clinico, ma anche in termini regolatori e di programmazione degli interventi sanitari”.
Per
Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità “il Paese può e deve fare sistema con una sempre maggiore collaborazione tra i diversi attori dei settori pubblico e privato per raggiungere l’obiettivo di individuare il prima possibile il miglior percorso di diagnosi e cura per l’Alzheimer. “Solo così – ha sottolineato – le autorità pubbliche, il mondo accademico, le associazioni pazienti, la ricerca privata potranno affrontare una malattia complessa con importante impatto sociale.”
“Se c’è un settore in cui il nostro Paese può tornare a essere grande è proprio la ricerca e sviluppo” ha sottolineato
Andrea Lenzi, Presidente del comitato di Biosicurezza e Biotecnologie della PdCM e coordinatore del board scientifico della Fondazione Lilly. “I cervelli sono eccellenti, tanto che la nostra produzione scientifica è fra le migliori in Europa – ha ricordato – uno degli esempi virtuosi è proprio quello della Fondazione Lilly, una compartecipazione fra pubblico e privato, che prende il meglio da entrambi i settori, superando i limiti di ciascuno: le aziende oggi non riescono più come un tempo a fare ricerca da sole, come anche il settore pubblico da solo non può avere tutte le risorse necessarie. Esperienze come questa, in cui una Fondazione privata finanzia ricerche, senza interferire con scopi e risultati, possono e devono tracciare la strada per il futuro degli investimenti in ricerca in Italia”.
“È importante che, oltre al lavoro degli scienziati, anche i sistemi sanitari e la società in generale riflettano su quale sia un possibile modello di gestione dell’Alzheimer e delle sue ricadute socio-sanitarie” ha commentato
Ilya Yuffa Presidente della Fondazione Lilly. Siamo certi che, di fronte ai dati epidemiologici e all’impatto socio-economico di questa patologia, solo attuando uno sforzo sinergico tra tutti gli attori potremo trovare una strategia di azioni sostenibili, volte a migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro caregiver: dalla prevenzione alla diagnosi, dai trattamenti farmacologi al percorso assistenziale adeguato ai bisogni.”
Assegnata la borsa di studio di 210 mila euro. Per sostenere il suo impegno sul fronte della ricerca la Fondazione Lilly ha assegnato a
Anna Elisa Verzì dell’Università di Catania la borsa di studio nell’ambito della ottava edizione del progetto “La Ricerca in Italia. Un’Idea per il Futuro”,
Grazie alla borsa di studio, il cui importo è pari a 210 mila euro, la ricercatrice catanese potrà portare avanti per 3 anni, il suo progetti di ricerca sulle modificazioni vascolari del microcircolo cutaneo evidenziate mediante videodermatoscopia (metodica di imaging non invasiva) correlandole alle alterazioni molecolari e/o genetiche in circa 90 pazienti con psoriasi a placche e sottoposti a terapia farmacologoca.
“Capire meglio la relazione fra gli elementi in gioco – aggiunge la ricercatrice – potrà aiutare a scegliere con maggior precisione le terapie per chi soffre di psoriasi: per un paziente è sicuramente importante avere la pelle senza lesioni psoriasiche, ma è altrettanto importante sapere di essere guarito e che esiste la possibilità di minimizzare il rischio di recidiva, attraverso una diagnosi più approfondita grazie all’utilizzo della videodermatoscopia”.