(Reuters Health) -
Laughlin-Tommaso e colleghi hanno dato vita a uno studio di
follow-up osservando 2.094 donne che si erano sottoposte a isterectomia con conservazione delle ovaie tra il 1980 e il 2002. La gran parte di questi interventi sono stati eseguiti per patologie benigne, tra cui leiomiomi uterini (il 39,5%), prolasso (20,3%) e disturbi mestruali (25,5%). Nel periodo di
follow-up, durato in media 22 anni, il 14% delle donne che si erano sottoposte a isterectomia e il 14,6% di quelle considerate nel gruppo di controllo sono decedute. Mentre per ciò che riguardava il rischio cardiovascolare, dai risultati dello studio è emerso che iperlipidemia, obesità e malattie croniche erano più comuni tra le donne che si erano sottoposte a isterectomia. E anche dopo aver aggiustato i dati, il rischio di avere livelli elevati di colesterolo, ipertensione e obesità è rimasto significativamente più alto nel gruppo sottoposto a isterectomia, che era anche a maggior rischio di aritmie e malattia coronarica.
Infine, le donne che si sottoponevano all’asportazione dell’utero con conservazione delle ovaie a 35 anni di età o prima avevano un rischio significativamente maggiore di soffrire di insufficienza cardiaca congestizia e malattia coronarica.
Considerare la conservazione dell’utero
Non è chiaro come l’isterectomia con conservazione ovarica possa contribuire allo sviluppo di malattie cardiache e problemi metabolici, come evidenziano gli stessi ricercatori canadesi che, oltre a sottolineare la necessità di condurre ulteriori studi, concludono che “da un punto di vista clinico, dovrebbe essere sempre presa in considerazione la conservazione dell’utero”.
Fonte: Menopause
Anne Harding
(Versione Quotidiano Sanità/Popular Science)