La prevenzione resta l’arma vincente in tutti i campi della medicina ma in particolare nella lotta contro i tumori. E se è vero che il vecchio adagio ‘una mela al giorno toglie il medico di torno’ contiene effettivamente elementi di prevenzione legati alle fibre contenute in questo frutto, valicato il traguardo del terzo millennio, la prevenzione e il trattamento dei tumori si declinano in iniziative più
high tech. Come quella contenuta in un articolo pubblicato
online su
Nature Biomedical Engineering, da ricercatori del laboratorio di Medicina (diretto da
Matthew Chang) della
National University of Singapore, centro d’eccellenza e all’avanguardia a livello internazionale, grazie agli importanti investimenti che hanno attirato qui numerosi big della ricerca mondiale.
Il messaggio di fondo di questa ricerca è che dei probiotici particolari ‘confezionati’ in laboratorio sarebbero in grado di colpire e uccidere selettivamente le cellule di cancro del colon, in presenza di una sostanza contenuta nei broccoli, da loro convertita in ‘arma letale’. Questa terapia sperimentale, stando ai risultati di questo lavoro condotto su animali di laboratorio (un modello murino di cancro del colon) ha prodotto
in vitro un’inibizione della proliferazione di cellule di cancro del colon retto (di topo e umane) di oltre il 95%. Buoni anche i risultati
in vivo, negli animali da esperimento; topi con cancro del colon retto alimentati con i probiotici bioingegnerizzati e una dieta a base di crucifere hanno presentato una significativa regressione della massa tumorale e delle recidive.
I batteri bioingegnerizzati sono ceppi di
Escherichia coli Nissle, resi in grado di aderire alla superficie delle cellule tumorali e secernere un enzima (la mirosinasi) in grado di convertire delle sostanze (glucosinolati) contenuti nelle crocifere o brassicacee (cavoli, broccoli, rapa, rucola, ravanello) in una piccola molecola dalle proprietà anti-tumorali (sulforafano).
Il cancro del colon retto è uno dei big killer tra i tumori oltre che uno dei più comuni, soprattutto nel mondo occidentale. La sopravvivenza a 5 anni, buona quando il tumore viene diagnosticato in fase precoce (prezioso da questo punto di vista lo screening mediante sangue occulto nelle feci ed eventuale colonscopia), si riduce in maniera importante negli stadi avanzati.
Maria Rita Montebelli