"Si tratta di un nuovo strumento terapeutico, e in quanto tale va dispensato con cautela. Soprattutto perché, nonostante l’entusiasmo verso questa nuova possibilità, sull’uso medico della Cannabis gli studi ad oggi disponibili sono insufficienti per trarre conclusioni definitive sull’efficacia e la sicurezza della sostanza".
È questa la premessa nella nota congiunta del Presidente della Società Italiana di Farmacologia (Sif)
Alessandro Mugelli e del Presidente della Società Italiana di Tossicologia (Sitox)
Patrizia Hrelia che aggiungono: "Recenti indagini internazionali hanno mostrato che la conoscenza della farmacologia e della tossicologia dei derivati della Cannabis da parte dei medici che la prescrivono è piuttosto insoddisfacente. Proprio per questa ragione – spiegano – le nostre Società si stanno adoperando per realizzare specifici corsi di formazione sull’argomento destinati a medici e farmacisti".
Le società scientifiche chiedono anche di valutare più attentamente i passi necessari nello sviluppo del mercato – sostanzialmente nuovo – della Cannabis terapeutica, che è ancora un vero e proprio "campo minato".
E in proposito Mugelli e Hrelia parlano di una platea di pazienti estremamente ampia (come adulti affetti da dolore cronico, oltre a quello associato a sclerosi multipla, ancora malati oncologici e altri) che utilizza il preparato Cannabis FM-2, e che avrebbe spinto - ricordano ancora i due esperti -
Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (CILD) a chiedere pubblicamente l’intervento del Ministero della Salute affinché il governo provveda a sopperire alla mancanza del prodotto, "
non sempre prontamente reperibile".
Nella stessa lettera, che diffidava le istituzioni ad adempiere alla richiesta salvo "
adire l’Autorità giudiziaria competente […] per la richiesta di risarcimento del danno", i sottoscriventi - sottolineano ancora Mugelli e Hrelia nella loro nota - per mezzo di CILD denunciavano che il mancato reperimento dei derivati della Cannabis causa loro "
gravi e irreparabili danni e sovente crisi e altri malori legati".
"Di fatto – scrivono ancora Mugelli e Hrelia - un altro punto della lettera di CILD specificava che tale carenza "
costringe i pazienti a commettere reati essendo gli stessi costretti a rivolgersi al mercato nero ovvero, a coltivare Cannabis pur di non interrompere le cure prescritte e dare continuità al percorso terapeutico".
"Le prospettive terapeutiche della Cannabis sono senz’altro interessanti – affermano quindi i Presidenti Sif e Sitox – anche se non vi è ancora chiarezza sulle reali prove di efficacia e soprattutto, quello che manca è un dato certo sul fronte della sicurezza. Non si conoscono, in particolare, gli effetti a lungo termine. Ci troviamo in un campo minato e per questo ci vuole chiarezza, formazione e corretta informazione sia agli operatori sanitari sia ai cittadini, nei quali in particolare non bisogna creare false speranze perché la Cannabis rappresenta in ogni caso un trattamento sintomatico e non curativo. Le informazioni, non sempre corrette e potenzialmente pericolose, pongono in rischio non solo la salute dei pazienti, ma anche la collettività".