Anche il sistema immunitario ha il suo ritmo circadiano. Lo rivela uno studio pubblicato oggi su
Nature Communications a firma di
Kingston Mills e
Caroline Sutton del Trinity College Dublin e di
Annie Curtis dell’ RCSI (Royal College of Surgeons Ireland).
Una scoperta importante con immediate ricadute pratiche: alcune terapie utilizzate contro patologie autoimmuni potrebbero funzionare meglio se somministrate a determinati orari, piuttosto che in altri.
I ritmi circadiani sono generati dal cosiddetto orologio biologico, ‘sincronizzato’ con la rotazione terrestre che descrive un ciclo notte-giorno di 24 ore. Mantenere questa ‘armonia’ universale aiuta a mantenersi in buona salute, mentre tutto ciò che la disturba (turni lavorativi notturni, stare alzati fino a tardi la notte) disturba i ritmi circadiani e, secondo alcuni, si associa ad un’aumentata incidenza di malattie autoimmunitarie, anche se i meccanismi molecolari di questo fenomeno non sono stati ancora chiariti.
Lo studio pubblicato oggi dimostra che le risposte e la regolazione del sistema immunitario sono influenzate dal momento del giorno in cui vengono attivate le risposte immunitarie.
I ricercatori irlandesi, autori del lavoro, hanno utilizzato il topo come modello animale, dimostrando che il gene ‘interruttore’ dei ritmi circadiani, il BMAL1, è quello deputato a ‘sentire’ e a sopprimere le reazioni infiammatorie, con maggiore o minore efficacia, in base al momento del giorno. La perdita di questo gene o l’induzione di un processo autoimmune a mezzogiorno anziché a mezzanotte, è insomma in grado di innescare nel topo una forma molto più grave di encefalomielite, l’equivalente della sclerosi multipla nell’uomo.
Proprio qualche giorno fa a Stoccolma,
Jeffrey C. Hall,
Michael Rosbash e
Michael W. Young hanno ricevuto il premio Nobel per la fisiologia e la medicina per le loro scoperte sui ritmi circadiani. Un evento ricordato dal professor Kingston Mills che sottolinea come “le nostre scoperte suggeriscono che il nostro sistema immunitario è programmato per rispondere meglio alle infezioni e agli insulti portati a diverse ore del giorno; questo ha delle ricadute importanti per il trattamento delle patologie immuno-mediate e suggerisce che potrebbero esserci importanti differenze nella risposta ai farmaci, utilizzati per il trattamento delle patologie autoimmuni (quali appunto la sclerosi multipla), a seconda dell’ora del giorno in cui vengono somministrati”.
Risultati questi che, secondo la dottoressa Annie Curtis, dovrebbero anche ricordare a tutti come un ritmo circadiano disturbato, evenienza assai comune con lo stile di vita moderno, fatto di pasti saltati e di sonno perso o disturbato, possa avere un impatto nel determinismo delle patologie autoimmuni. “Stiamo scoprendo soltanto adesso quanto sia importante l’orologio biologico per la salute e il benessere generale”.
Maria Rita Montebelli