''La pratica del dry needling, pur con le già riferite limitazioni scientifiche, sia ad esclusivo uso medico chirurgo abilitato all’esercizio della professione ed in possesso di specifica formazione post laurea conseguita con le stesse modalità previste dell’
Accordo Stato Regioni del 7 febbraio 2013, in quanto consideralo alto medico".
Sono queste le conclusioni a cui è giunto il Consiglio superiore di Sanità, nel suo parere sulla competenza del fisioterapista all'esecuzione della tecnica del "dry needling", l’utilizzo sui muscoli di un ago da agopuntura, che aiuta a combattere contratture e dolori muscolari, particolarmente comuni tra runner e podisti.
Il parere al Css è stato chiesto dal ministero della Salute a inizio 2016, dopo che il Consilgio si era già espresso in materia nel 2013 sulla "Competenza del fisioterapista all'esecuzione della tecnica del dry needling” su richiesta della Direzione generale delle Professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale.
In quell’occasione, come ricorda il nuovo parere, il Consiglio superiore di sanità ha espresso parere non favorevole alla pratica autonoma, da parte del fisioterapista, della tecnica manuale del "dry needling", perché in Italia la sua figura professionale “non è supportata da adeguata preparazione specialistica sia per la pratica di terapie che, diverse da quelle manuali proprie di tale figura professionale, sfociano nella pratica della clinica medica, sia per il riconoscimento e trattamento d'urgenza delle loro possibili complicanze”.
Si era detto invece favorevole all'esecuzione della pratica, da parte del fisioterapista, condizionata alla indicazione medica e all'esecuzione in struttura dove sia presente il medico abilitato e aveva auspicato che nella formazione dei fisioterapisti, così come avviene per altre figure professionali, fossero inclusi corsi di preparazione/specializzazione per l'utilizzo di dispositivi medici e di presidi medici invasivi, compresa la preparazione per riconoscere eventuali complicanze determinate dal loro uso.
Il Css sottolinea nel parere l’importanza che la pratica, per la sua natura invasiva e la necessità delle competenze anatomiche e fisiopatologiche, “sfoci comunque in un atto medico, al quale il fisioterapista non è abilitato mancando di quella formazione specialistica, relativa all'utilizzo di strumenti invasivi da inserire in distretti muscolari connessi a vasi sanguigni e nervi”.
Per quanto riguarda la sicurezza del dry needling, il parere sottolinea che le possibili complicanze sono del sovrapponibili a quelle dell'agopuntura, soprattutto quando viene eseguito in profondità. “Sono stati, infatti , riportati casi di infezioni, sanguinamenti locali, lesione di nervi, dolore e rigidità muscolare”, sottolinea il Css.
Il parere ricorda a questo proposito un caso recente in Italia di un nuotatore professionista con pneumotorace dopo l'applicazione di dry needling da parte di un fisioterapista per il trattamento di una patologia miotensiva della spalla. Il caso clinico riporta che durante l'applicazione dell'ago tra la scapola sinistra e la colonna il paziente ha avvertito malessere, dolori all'emitorace sinistro con difficoltà respiratorie, sudorazione, sintomi attribuibili da parte del fisioterapista a una crisi vagale. Ma “per il persistere della sintomatologia a due giorni del trattamento, una TC sul paziente ha evidenziato una condizione di pneumotorace, risolta a seguito di intervento chirurgico di pleurotomia e drenaggio pleurico sinistro con prognosi di 40 giorni”.
La pratica del dry needling secondo il Consiglio superiore di Sanità è quindi da considerare atto medico perché può presentare diverse complicanze, anche gravi ed è quindi necessario “attivare misure di cautela al fine di garantire un massimo livello di protezione della salute”.