toggle menu
QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Inquinamento dell’aria: danneggia gravemente anche i reni

di Maria Rita Montebelli
immagine 25 settembre - L’allarme arriva dagli USA dove uno studio importante anche per numero e qualità dei dati analizzati (forniti da Veterans Administration, EPA e NASA), dimostra che le polveri sottili, oltre ai danni noti su apparato circolatorio e polmoni, sono gravemente nocive anche per la salute dei reni.  Un monito importante, anche alla luce dell’epidemia di casi di insufficienza renale terminale nei Paesi occidentali. E non solo.
Con l’arrivo dell’autunno, la ripresa del traffico e la prossima accensione dei riscaldamenti, tornano le preoccupazioni inerenti all’inquinamento dell’aria, in particolare nelle grandi città, che si tenta di tamponare con misure tanto impopolari quanto insufficienti come le cosiddette domeniche senza traffico o ecologiche.
 
Una corposa mole di ricerche ha preso le misure all’entità del fenomeno inquinamento dell’aria e alle sue ricadute sulla salute di apparato respiratorio e cuore, che ne possono venire essere gravemente danneggiati. Non mancano gli studi che collegano l’inquinamento atmosferico al rischio di alcuni tumori. E  non è ancora tutto. Un nuovo articolo appena pubblicato su Journal of the American Society of Nephrology dà un nuovo allarme, dimostrando che l’inquinamento dell’aria può creare danni anche seri ai reni.
 
Secondo i ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis e dei Veterans Affairs (VA) St. Louis Health Care System (Usa), l’inquinamento atmosferico può contribuire a provocare infatti insufficienza renale cronica. L’evidenza è scaturita dall’analisi dei dati di funzione renale dell’enorme database dei Veterans Affairs - circa 2,5 milioni di persone seguite per un periodo di 8,5 anni, a partire dal 2004 - confrontati con i parametri di qualità dell’aria registrati e raccolti dall’Environmental Protection Agency (EPA) e dalla NASA (National Aeronautics and Space Administration).
 
I risultati dello studio suggeriscono che 44.793 nuovi casi di patologie renali e 2.438 nuovi casi di insufficienza renale nel periodo temporale analizzato possano essere attribuiti a livelli di inquinamento dell’aria che superavano la soglia fissata dall’EPA in 12 mcg per metro cubo di aria (la soglia di inquinamento da non eccedere secondo quando stabilito dal Clean Air Act del 1990, aggiornato nel 2012).
 
“Finora pochi sono stati gli studi ad aver analizzato la relazione tra inquinamento aereo e patologie renali nell’uomo – esordisce Ziyad Al-Aly, autore senior dello studio e associato di medicina alla Washington University – tuttavia, una volta analizzati i dati, il legame tra inquinamento e sviluppo di patologie renale appare chiaro”.
 
Il particolato fine può danneggiare i reni esattamente come fa con altri organi, in particolare cuore e polmoni. Le particelle microscopiche di polveri possono ostruire i piccoli vasi e, dato che la funzione dei reni è essenzialmente quella di filtrare il sangue dalle impurità, queste particelle possono andare a danneggiare la loro funzionalità. Livelli anche bassi di particolato possono impattare negativamente la salute dei reni, anche se naturalmente il fenomeno diventa più importante man mano che il livello di inquinamento peggiora.
 
“Più alto il livello di inquinamento – sostiene Al-Aly – peggio è per i reni. E non c’è una soglia di sicurezza: la relazione tra patologia renale e concentrazioni di particolato appare evidente anche ben al di sotto delle soglie fissate dall’EPA”.
 
Oltre a considerare i dati del rilevamento delle centraline urbane forniti dall’EPA, in questo studio sono stati prese in considerazione le informazioni derivanti dai sensori presenti sui satelliti della NASA, che hanno fornito dati coerenti con quelli dell’EPA.
 
“Il vantaggio di utilizzare contemporaneamente i dati EPA e NASA – spiegano gli autori – è che le due agenzie utilizzano tecniche di rilevamento dati ben distinte tra loro, che tuttavia hanno prodotto risultati simili. Questa costellazione di evidenze suggerisce che l’esposizione cronica all’inquinamento dell’aria rappresenta un significativo fattore di rischio per lo sviluppo e la progressione delle patologie renali”.
Le aree geografiche più a rischio, secondo i risultati di questa ricerca sono quelle della California del sud e le vaste regioni del sud, midwest e nord-est.
 
Nel corso degli ultimi anni, i livelli di inquinamento si sono andati riducendo negli USA; tuttavia più di metà della popolazione statunitense vive ancora in aree caratterizzate da un importante inquinamento dell’aria, secondo un recente studio (2016) dell’American Lung Association. Ma nel mondo ci sono Paesi dove la situazione è decisamente più grave, come l’India e la Cina.
 
“Il nostro studio – conclude Al-Aly – suggerisce che il rischio e la progressione di insufficienza renale cronica è più pronunciato in presenza di elevate concentrazioni di polveri sottili. Questo dovrebbe portare a ulteriori studi per effettuare una valutazione più ampia di quanto l’inquinamento dell’aria sia responsabile delle patologie renali croniche”.
 
Maria Rita Montebelli
25 settembre 2017
© QS Edizioni - Riproduzione riservata