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QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

Scienza e Farmaci

Morte precoce, il movimento la previene

di Kate Kelland
immagine 25 settembre - Fare attività fisica regolare e costante può salvare da una morte precoce e riduce il rischio di malattie cardiovascolare. A confermarlo è una recente ricerca canadese i cui risultati, dimostrano che mezz’ora di camminata per cinque giorni a settimana potrebbero evitare un decesso precoce su 12.
(Reuters Health) – Una mezz’ora al giorno di attività fisica potrebbe impedire un decesso precoce su 12 . Secondo un recente studio internazionale, le persone che si dedicano ad un esercizio fisico cinque giorni a settimana per 30 minuti riducono in modo significativo il rischio di morire prima del tempo e di sviluppare malattie cardiache.
 
Lo studio, che ha seguito 130.000 individui in 17 paesi, ricchi e poveri, ha scoperto che se si va in palestra o si cammina anche per lavoro o si fanno lavori domestici e giardinaggio, si riesce ad allungare la vita e si riduce il rischio di ammalarsi. I ricercatori, coordinati da Scott Lear, specialista cardiologo all’ospedale di St. Paul in Canada, hanno anche trovato la cosiddetta “risposta di dose”: più le persone fanno movimento maggiore è la riduzione del rischio di malattie cardiache o di morte anticipata. Lo studio,inoltre, non ha registrato alcuna controindica zione associata a livelli molto elevati di attività fisica (più di 2.000 minuti o più per oltre 41 ore settimanali).
 
“Camminando per soli 30 minuti per cinque-sei giorni la settimana si conseguono notevoli vantaggi e un’attività fisica anche superiore si associa a rischi ancora più ridotti”, ha detto Lear in un commento sui risultati pubblicati dalla rivista scientifica The Lancet qualche giorno fa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che gli adulti di età compresa tra i 18 e i 64 anni facciano almeno 150 minuti di attività fisica aerobica di moderata intensità durante la settimana, e esercizi di rinforzo muscolare almeno due giorni a settimana. Ma gli esperti stimano che quasi un quarto della popolazione mondiale non raggiunga i livelli raccomandati.

Fonte: The Lancet
 
Kate Kelland

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
25 settembre 2017
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