(Reuters Health) – Alcuni ricercatori dell’Istituto INSERM di Parigi, guidati da
Sarah Tubiana, hanno esaminato i dati relativi a 138.876 adulti con valvole cardiache artificiali, di cui circa la metà si era sottoposto a cure odontoiatriche durante il periodo di studio. Circa il 26% delle procedure erano invasive e i pazienti hanno ricevuto antibiotici nella sola metà dei casi. Si è così evidenziato che i pazienti che avevano subito procedure dentistiche invasive avevano il 66% in più di probabilità di sviluppare infezioni cardiache rispetto alle persone che non si erano sottoposta a cure odontoiatriche . “Anche se il rischio di endocardite infettiva è basso, è ragionevole offrire la possibilità di fare prevenzione antibiotica ai portatori di valvole artificiali prima delle cure odontoiatriche – osserva Sarah Tubiana – Le procedure dentarie invasive alterano l’integrità gengivale e consentono ai batteri presenti in bocca di entrare in circolo".
I ricercatori hanno seguito la metà delle persone nell’attuale studio per almeno 1,7 anni. In questo periodo 267 soggetti hanno sviluppato un’endocardite associata a batteri, come lo streptococco, che si trovano nella bocca. Il gruppo di studio ha esaminato i tassi di endocardite nei tre mesi successivi alla cure odontoiatriche e ha confrontato i tassi di infezione tra i due gruppi di pazienti. Il 5,1% dei pazienti con valvole artificiali ha sviluppato un’endocardite, rispetto al 3,2% di quelli che non si sono sottoposti a procedure odontoiatriche.
Fonte: BMJ 2017
Lisa Rapaport
(Versione Quotidiano Sanità/Popular Science)