La medicina di genere entra nella pratica clinica della cardiologia con un
position paper della
European Society of Cardiology (ESC) che stabilisce la necessità di definire posologie farmacologiche ‘sesso-specifiche’ per ridurre il rischio di eventi avversi nelle donne. Il documento è pubblicato online su
European Heart Journal - Cardiovascular Pharmacotherapy.
“Le malattie cardiovascolari – afferma il primo autore
Juan Tamargo, direttore del Gruppo di Ricerca Farmacologica Cardiovascolare, Universidad Complutense, Madrid (Spagna) – uccidono in proporzione più donne che uomini in Europa e sono responsabili del doppio dei decessi di tutti quelli per tumore messi insieme nelle donne. Ma le raccomandazioni di terapia cardiovascolare si basano su trial clinici condotti essenzialmente su maschi di mezz’età.” Non sorprende dunque che le donne abbiano un maggior numero di reazioni indesiderate con i dosaggi attualmente raccomandati e incorrano più di frequente nel rischio di sospendere dei farmaci prescritti in prevenzione, rimanendo scoperte nonostante siano a maggior rischio.
Il
position paper mette in luce le differenze tra donne e uomini rispetto alle terapie cardiovascolari e fornisce una serie di raccomandazioni su come migliorare la prescrizione terapeutica nelle donne.
Tra le differenze di genere più importanti messe in evidenza dal documento c’è il fatto che le donne sono a maggior rischio di malattie cardiovascolari rispetto alla controparte maschile perché vivono più a lungo.
Le raccomandazioni sulle terapie cardiovascolari, come visto, si basano sui risultati di studi condotti su uomini di mezz’età.
Le reazioni indesiderate ai farmaci sono più gravi e più comuni tra le donne che tra gli uomini.
Alla donne vengono prescritti meno di frequente dei farmaci preventivi e vengono in genere trattate in maniera meno aggressiva degli uomini.
Maschi e femmine presentano differenze anche importanti nell’diverso assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione dei farmaci.
“
I medici maschi prescrivono meno del dovuto i farmaci raccomandati alle pazienti donne – prosegue Tamargo – e questo perché alcuni medici ancora ritengono che le malattie cardiovascolari non siano un problema reale per le donne, in quanto protette dagli ormoni sessuali, dimenticando che questa protezione viene persa con gli anni e che le donne vivono più a lungo degli uomini”.
Le donne hanno anche un rischio di eventi avversi da farmaci cardio-vascolari da 1,5 a 1,7 volte maggiore degli uomini; questi tendono ad essere di gravità maggiore (dalla
torsade de pointes alle emorragie gravi) e richiedono non di rado il ricovero ospedaliero. Anche la miopatia da statine è più comune nelle donne anziane di basso peso.
“Le donne – spiega Tamargo – hanno un maggior numero di eventi indesiderati perché per molti farmaci viene prescritto lo stesso dosaggio per entrambi i sessi, senza considerare il peso corporeo. Questo può portare a livelli plasmatici elevati e ad
overdose nelle donne”.
A differire tra i due sessi è anche la farmacocinetica di molti farmaci cardiovascolari di comune impiego. E’ il caso ad esempio dell’aspirina, la cui biodisponibilità e i cui livelli plasmatici sono decisamente maggiori nelle donne che negli uomini, forse per una ridotta attività dell’aspirin esterasi, la maggior distribuzione e la minore eliminazione dell’aspirina. Queste differenze si annullano invece durante la gravidanza o nelle donne che assumono contraccettivi orali.
Le differenze di genere emergono chiare anche nella farmacodinamica; l’aspirina ad esempio ha un maggior effetto protettivo contro l’ictus nelle donne e contro l’infarto nei maschi. Sempre l’aspirina presenta un effetto maggiore sulle piastrine maschili, mentre nelle donne si osserva più di frequente il fenomeno della resistenza all’aspirina.
Eppure, a fronte di tante evidenze di questo tipo,
in scheda tecnica non vengono riportate raccomandazioni differenziate per i due sessi – sottolinea Tamargo – persino nel caso di farmaci con una differenza del 40% di farmacocinetica tra maschi e femmine.
In conclusione,
il position paper dell’ESC raccomanda di sviluppare e implementare delle linee guida specifiche per le donne e per gli uomini per quanto riguarda l’impiego delle terapie cardiovascolari; di includere in scheda tecnica dosaggi specifici per i due sessi; di arruolare una maggior numero di donne, rispetto a quanto fatto in passato, nei
trial clinici sulle terapie cardiovascolari; di educare i medici alle differenze di genere per quanto riguarda farmacocinetica e farmacodinamica delle terapie cardiovascolari.
Maria Rita Montebelli