(Reuters Health) – Il trapianto fecale è estremamente efficace nel trattamento dell’infezione da Clostridium difficile ed è pensato per ulteriori potenzialità in altre malattie caratterizzate dallo squilibrio della microflora enterica, come le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD).
La revisione della letteratura
Il team coordinato da
Natalia Castano-Rodriguez, dell’Università del New South Wales di Sydney, ha riassunto la letteratura disponibile in materia per valutare l’efficacia del trapianto di feci nella colite ulcerosa (UC), nella malattia di Crohn (CD) e nella diverticolite, attraverso la revisione sistematica di 53 articoli scientifici. In un’analisi aggregata di 24 studi di coorte, il 33% dei pazienti con UC hanno raggiunto la remissione clinica e il 52% ha raggiunto le risposte cliniche, con un moderato rischio di eterogeneità. I dati sono stati riportati sul Journal of Crhon and Colitis lo scorso 9 maggio. La meta-analisi di quattro studi controllati randomizzati ha indicato che il trapianto fecale ha portato ad un notevole aumento di ben 2,89 volte della probabilità di remissione clinica.
Inoltre, c’è stato un aumento significativo di 2,84 volte della probabilità di risposta clinica da parte dei pazienti con UC. Sulla base di 11 studi, il 52% dei pazienti con CD ha raggiunto la remissione clinica e il 63% ha raggiunto risposte cliniche, con un rischio moderato di eterogenità. Solo quattro studi hanno valutato il trapianto di feci nella diverticolite: nessun paziente ha raggiunto la remissione clinica, due degli otto pazienti ha raggiunto la risposta clinica e cinque di sette hanno avuto un miglioramento dei sintomi. In uno studio singolo nel quale sono state fatte infusioni multiple di trapianto fecale, quattro dei cinque pazienti hanno raggiunto la remissione clinica.
Le conclusioni
“La manipolazione terapeutica del microbiota come opzione di trattamento nelle IBD è una grande promessa ed è probabile che il trapianto fecale rappresenti il primo passo verso terapie combinate di microbi progettati in maniera razionale sulla base delle migliori conoscenze del microbiota sottostante e dei fattori metabolici che orientano il processo patologico e la risposta terapeutica a questa metodica, commenta Castano-Rodriguez. Secondo
Nitsan Maharshak, responsabile del Centro IBD e batterioterapia dell’Università di Tel Aviv, la meta-analisi condotta rafforza il concetto che il microbiota enterico è importante per la patogenesi della malattia infiammatoria intestinale. Molteplici studi provenienti da tutto il mondo, utilizzando varie tecniche di trapianto fecale, hanno dimostrato l’efficacia di questa procedura per le malattie infiammatorie intestinali, in particolare per la colite ulcerosa e il morbo di Crohn. Nonostante il fatto che alcune delle evidenze non siano di elevata qualità e il tasso di remissione clinica non sia molto elevato, si tratta pur sempre di un importante cambiamento di paradigma.
Fonte: Journal Crohn and Colitis
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)