(Reuters Health) –”La malattia cardiaca è la principale causa di morte tra le donne e stiamo ancora cercando di capire quali fattori aumentano il rischio di svilupparla - dice
Nisha Parikh dell’Università della California di San Francisco - Abbiamo scoperto che quanto più a lungo le donne hanno regolari cicli mestruali, minore è il rischio di sviluppare un’insufficienza cardiaca”.
Lo studio
Per arrivare a questa conclusione Parikh e colleghi hanno preso in considerazione i dati del programma nazionale Women’s Health Initiative sull’incidenza dell’insufficienza cardiaca, dal basale (1993 -1998) fino al 2014, valutando quelli relativi al numero di parti con nati vivi, età della gravidanza e intervallo di tempo dal menarca alla menopausa. Hanno così dapprima evidenziato che su oltre 28.000 donne, con un’età media di 63 anni al basale, il 5,2% è stato ricoverato in ospedale per insufficienza cardiaca durante un follow-up medio di 13 anni. Dopo l’aggiustamento dei dati per l’età, il livello di istruzione, l’etnia, eventuale isterectomia (riportata dal 42% delle partecipanti) e altri fattori, la durata complessiva riproduttiva è stata inversamente associata all’insufficienza cardiaca incidente: (HR) di 0,99 all’anno e 0,95 per cinque anni. Inoltre, l’età precoce alla prima gravidanza e la nulliparità sono state significativamente associate ad insufficienza cardiaca con frazione di eiezione (HR: 2,75).
“Molti ricercatori ritengono che la prosecuzione dei cicli mestruali sia un fattore protettivo contro le malattie cardiache, ma le sperimentazioni cliniche basate sull’integrazione ormonale dopo la menopausa non hanno ridotto il rischio di malattie cardiovascolari e possono in alcuni casi causare danni”, commenta Parikh. Il responsabile dello studio anche aggiunto che per ciò che riguarda la nulliparità, trattandosi di uno studio osservazionale, non è possibile trovare un legame diretto tra la multiparità e la protezione dall’insufficienza cardiaca. Questo studio necessita comunque di ulteriori conferme e approfondimenti tenendo conto del fatto che la relazione osservata tra le malattie cardiache e l’assetto ormonale delle donne rimane ancora poco chiara.
Fonte: J Am Coll Cardiol 2017
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)