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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Infezioni urinarie. Quando test negativo, nel 30% dei casi c'è infezione da E. coli

di Will Boggs
immagine 20 maggio - Anche se l'analisi delle urine ha dato esito negativo, in presenza di sintomatologia l'esame del campione con PCR ha evidenziato la presenza di Escherichia coli in 3 donne su 10. Lo studio su Clinical Microbiology and Infection.
(Reuters Health) – Quasi tutte le donne che presentano tipici sintomi di infezione a livello del tratto urinario, ma in cui l'urinocoltura è risultata negativa, avranno probabilmente un'infezione da Escherichia coli. Così afferma uno studio coordinato da Stefan Heytens, della Ghent University, in Belgio. La ricerca è stata pubblicata su Clinical Microbiology and Infection.

Lo studio
Fino al 30% delle donne che hanno i tipici sintomi di infezione urinaria, come la difficoltà, la frequenza e l'urgenza nell'urinare, avranno risultati negativi all'urinocoltura, secondo i criteri attuali. Heytens e colleghi hanno esaminato se queste donne potevano avere un'infezione da E. coli eseguendo invece una PCR quantitativa in campioni di urina raccolti da 220 donne sintomatiche, confrontandoli con 86 donne sane e senza sintomi. Il batterio sarebbe stato isolato nell'80,9% delle urine delle donne sintomatiche, contro il 10,5% del gruppo di controllo. Con la PCR quantitativa, invece, il 95,9% dei campioni era positivo per E. coli rispetto all'11,6% del gruppo di controllo. Quasi il 30% dei campioni positivi ad E. coli con PCR, secondo i ricercatori, proveniva da donne negative all'urinocoltura. La PCR per C. trachomatis e N. gonorrhoeae sarebbe stata invece negativa in tutti i campioni, mentre un campione sarebbe risultato positivo per M. genitalium e T. vaginalis. “In realtà, i nostri risultati dimostrano quello che è già raccomandato dalle linee guida, ovvero che la diagnosi può essere eseguita solo su base sintomatica”, ha dichiarato Heytens. In ogni caso “i sintomi tipici sono compatibili con un'infezione, ma sulla base del nostro studio non possiamo fare alcuna conclusione sulla gestione della terapia”, ha concluso il ricercatore belga.

Fonte: Clinical Microbiology and Infection

Will Boggs

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ popular Science)
20 maggio 2017
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