Un aiuto per chi, con devozione e amore, si prende cura malati di Alzheimer. E non sono poche le persone che lo fanno quotidianamente: in Italia sono in 600 mila a soffrire di questa patologia. Per loro è stato scritto un manuale, dove è possibile trovare moltissime interessanti risposte. Si va dalla spiegazione di ciò che avviene nel cervello dei malati di Alzheimer ai possibili interventi, dalla gestione di emozioni come vergogna o senso di colpa, alle manifestazioni della malattia, come la perdita di memoria, orientamento, linguaggio e autonomia.
Si intitola
“Io ci sono. Alzheimer senza paura” ed è scritto da
Rita Angelini, una operatrice sanitaria specializzata, insieme al giornalista
Mario Masi (
Aracne, 2017, pp.68).
Chi assiste i malati
La cura dei malati di Alzheimer è in gran parte a carico delle famiglie, in particolare di figli, badanti e partner. Questi caregiver hanno mediamente 60 anni, dedicano circa 4,4 ore al giorno di assistenza diretta e 10,8 ore di sorveglianza, secondo un rapporto Censis del 2016). Spesso sono costretti a confrontarsi con emozioni difficili da condividere e dubbi sull'atteggiamento da tenere. A loro è rivolto questo manuale, scritto con il contributo di clinici, che suggerisce accorgimenti per affrontare la giornata, comunicare, gestire al meglio igiene personale o abbigliamento.
Alzheimer e cibo
Un capitolo a parte riguarda l'alimentazione, con consigli pratici, come accertarsi della temperatura del cibo prima di proporlo al malato, e miti da sfatare, come il fatto che mangiando alcuni alimenti si possa prevenire l' Alzheimer, "mentre più realisticamente si possono rallentare i meccanismi dell'invecchiamento cerebrale".
Un po’ di psicologia
L'ansia di doversi occupare di tutto e di rispettare gli impegni presi è un'emozione che può essere trasformata in alleata preziosa. Il manuale insegna anche questo: è uno strumento per approfondire le difficoltà psicologiche che spesso incontrano i caregiver. Si può provare, ad esempio, rabbia nei confronti dei parenti che “non si rendono conto della situazione”, del malato che "sembra faccia apposta a comportarsi così”, o verso "il destino che si è accanito”. “E’ una sensazione legittima – hanno spiegato gli autori - che va riconosciuta perché è il primo passo per far valere i propri diritti e chiedere aiuto agli altri”.