Paul G. Allen è un filantropo americano che nella sua vita ha già devoluto 2 miliardi di dollari alla ricerca. I suoi grant hanno tutti un filo conduttore, quello di spingere la ricerca oltre i limiti del conosciuto, in qualsiasi campo, per esplorare nuove strade e supportare cervelli capaci di pensare in maniera visionaria.
E questo in ogni campo: dall’istruzione alla conservazione, dalla tecnologia alla scienza.
Questa volta la bacchetta magica del filantropo si è posata sulla cardiologia. A darne la notizia è L’
American Heart Association che rivela come il Paul G. Allen Frontiers Group ha appena messo a disposizione 1,5 milioni di dollari in grant a chi saprà disegnare ricerche sulla matrice extracellulare cardiaca.
La matrice extra-cellulare è una rete di fibre proteiche presente in tutti i tessuti, cuore compreso, che può immagazzinare e trasmettere informazioni per mesi, se non addirittura anni o decadi, cioè molto oltre la durata della vita media della maggior parte delle cellule. La matrice ‘insegna’ alle cellule a comportarsi in un certo modo ed essendo una sorta di ‘memoria’ del tessuto, potrebbe giocare un ruolo molto importante nel determinare lo stato di salute o di malattia di un organo, come ad esempio il cuore. In altre parole potrebbe rappresentare un futuro target di terapia anche nel campo delle malattie cardiovascolari e di certo è un importantissimo argomento di frontiera per le ricerche in questo settore.
“La collaborazione tra il nostro gruppo e l’American Heart Association – commenta
Tom Skalak, Direttore Esecutivo del Paul G. Allen Frontiers Group – avrà un enorme impatto nel campo delle ricerche cardiovascolare. Il ruolo della matrice extracellulare nelle malattie cardiache rappresenta un argomento di frontiera ormai maturo per essere esplorato”.
E’ possibile sottomettere progetti per questa joint venture AHA-Allen Distinguished Investigator awards fino al 10 maggio 2017. Possono partecipare anche università non americane. I due vincitori dei grant saranno annunciati il 19 giugno 2017.
Ulteriori informazioni sul sito dell’
American Heart Association.
Maria Rita Montebelli