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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Fitness. Attenti ai “contabattiti”, funzionano bene a riposo. Ma sono imprecisi durante l’attività fisica

di Lisa Rapaport
immagine 11 aprile - Una notizia che potrebbe far rivedere le abitudini di molti sportivi amatoriali. I fitness trackers, ovvero i dispositivi che misurano la frequenza cardiaca sotto sforzo, in realtà sarebbero più efficaci quando gli utenti sono a riposo e non durante l’attività fisica. È quanto emerge da uno studio di piccole dimensioni pubblicato da Annals of Internal Medicine
(Reuters Health)Lisa Cadmus-Bertram e colleghi, dell’Università del Wisconsin, hanno chiesto  a quaranta adulti sani – età media 49 anni, in leggero sovrappeso –  di indossare al polso due fitness trackers per una serie di sessioni di allenamento.
 
I ricercatori – guidati da Lisa Cadmus-Bertram, dell’Università del Wisconsin – hanno rilevato la frequenza cardiaca a riposo e durante l’ esercizio, confrontandola poi con un tracciato ECG, a intervalli di un minuto per 10 minuti. Nessuna lettura dei dispositivi è risultata in linea con i tracciati degli ECG.
 
Quando i partecipanti hanno fatto esercizio su tapis roulant, le differenze tra dispositivi ed ECG sono risultate ancora più ampie. I dispositivi, in genere, hanno “sbagliato” la frequenza cardiaca in una forbice compresa in media tra una sottostima di 22.5 battiti ad una sovrastima di 26 battiti al minuto. Quando i partecipanti erano in condizione di riposo, invece, questa forbice si assottigliava tra una sottostima di 5,1 battiti al minuto ad una sovrastima di 4,5 battiti al minuto.
 
“Questi dati costituiscono un primo passo importante nella comprensione della validità clinica dei fitness trackers che molti pazienti già utilizzano – dice Daniel Cantillon, ricercatore presso la Cleveland Clinic in Ohio, non coinvolto nello studio -Abbiamo bisogno di dati per testare questi dispositivi in pazienti con particolari patologie, come l’insufficienza cardiaca, la fibrillazione atriale e altri problemi di salute cronici”.

Fonte: Ann Intern Med 2017

Lisa Rapaport


(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
11 aprile 2017
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