Sanofi e la sua controllata Genzyme hanno annunciato oggi risultati di CARE-MS I, il primo di due studi clinici di fase III che comparano il farmaco sperimentale alemtuzumab per la sclerosi multipla a Rebif (interferone beta-1a), la terapia attualmente approvata nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente.
Lo studio, della durata di due anni, ha evidenziato come i 2 cicli annuali di trattamento con alemtuzumab siano in gradi di ridurre del 55 per cento il numero di recidive rispetto a interferone beta-1a. Tuttavia, non sono state riscontrate differenze significative tra i due trattamenti nell’accumulo di disabilità sostenuto nell’arco di sei mesi: l'8 per cento dei pazienti trattati con alemtuzumab ha registrato, a due anni, un peggioramento del proprio punteggio sull’Expanded Disability Status Scale (impiegata per misurare la disabilità) rispetto all’11 per cento di coloro che sono stati trattati con interferone.
“L'effetto sostanziale di alemtuzumab nella riduzione del tasso di recidiva rispetto a quello sperimentato con Rebif conferma la nostra esperienza acquisita in molti anni e dimostrata nello studio di Fase 2”, ha commentato Alastair Compston, presidente del Comitato Direttivo che sovrintende la conduzione dello studio e capo del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche dell'Università di Cambridge, Regno Unito. “Nel corso dello studio CARE-MS I - ha aggiunto - abbiamo trattato pazienti in uno stadio molto precoce della malattia, quando la storia naturale può essere relativamente tranquilla; entrambi i gruppi hanno evidenziato una notevole stabilità nel corso dei due anni di osservazione. Pochissimi pazienti hanno accumulato disabilità al tasso previsto in base a precedenti studi clinici, tra i quali il nostro di Fase 2. Sebbene dal punto di vista clinico fosse senz’altro positivo per i pazienti trovarsi a uno stadio molto precoce della malattia, ciò ha molto ridotto la nostra capacità di rilevare un effetto significativo del trattamento sull’endpoint relativo alla disabilità”.
Alemtuzumab è un anticorpo monoclonale umanizzato attualmente studiato come potenziale terapia per le forme recidivanti della sclerosi multipla, sviluppato da Genzyme in collaborazione con Bayer HealthCare. Il farmaco si lega a un bersaglio specifico, la glicoproteina CD52, presente sulla superficie cellulare, che spesso si esprime sui linfociti T e B. Le ricerche preliminari suggeriscono che alemtuzumab riduce il numero di cellule T e B circolanti, a cui probabilmente si devono i danni cellulari tipici della SM, ma è potenzialmente in grado di risparmiare altre cellule del sistema immunitario.