“Il test del sangue per prescrivere la pillola dei 5 giorni dopo è inutile, anzi è un vero e proprio errore”. È la posizione ufficiale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) che ha istituito un gruppo di lavoro, guidato dal presidente Nicola Surico e composto dai proff. Salvatore Dessole, Gian Benedetto Melis e Anna Maria Paoletti, per chiarire la posizione dei ginecologi italiani sul tema della contraccezione di emergenza dopo il parere del Consiglio Superiore di Sanità, che ha dato parere favorevole alla pillola dei 5 giorni dopo, chiedendo però che la prescrizione venga effettuata esclusivamente dopo un test di gravidanza ematico (Beta HCG).
“La pillola dei 5 giorni dopo è controindicata in gravidanza, che deve essere esclusa prima della somministrazione del farmaco – spiega Surico -. Nel caso di donne che non sono ancora in amenorrea perché la mestruazione è avvenuta entro le 3-4 settimane precedenti, il dato anamnestico è sufficiente per definire l’assenza di gravidanza. Eseguire il dosaggio plasmatico del Beta HCG è una scelta impropria in prima istanza. Il ginecologo – chiarisce il presidente della Sigo - lo richiede, se lo ritiene necessario, solo in casi particolari, soprattutto se ha necessità di una valutazione quantitativa dell’ormone gravidico. La prescrizione di un dosaggio del Beta HCG plasmatico nel corso di un ciclo mestruale regolare è del tutto irrituale oltre che culturalmente inadeguata poiché la gravidanza è formalmente esclusa dall’assenza di amenorrea”.
L’esecuzione di esami biochimici ematici per accertare la gravidanza nel periodo intermestruale di un ciclo regolare rappresenta, secondo i ginecologi della Sigo, “un errore culturale imbarazzante”. “Crea un conflitto con l’autonomia di diagnosi e cura propria del medico, con la tendenza sempre più stringente alla semplificazione delle procedure e alla riduzione dei costi – aggiunge Surico -. Tutto ciò senza aggiungere nulla alla precisione diagnostica garantita dall’anamnesi. Non si comprende perché venga consigliato un esame ematico, quando, nei casi dubbi, è sufficiente un test di gravidanza su urine”.
Secondo la Sigo, anche se le possibilità di fallimento sono sempre presenti con la contraccezione di emergenza, tuttavia questo non deve imporre un diverso comportamento clinico. “La pillola dei 5 giorni dopo non va confusa con l’interruzione volontaria di gravidanza. Anzi, è una misura anti-aborto” e, conclude Surico, “rappresenta un metodo che si oppone all’utilizzo estensivo di questa pratica perché previene la gravidanza anche in quei casi (ad esempio violenza sessuale o errori di programmazione) che sarebbero inesorabilmente destinati all’Ivg. Quando in Italia si parla di controllo delle nascite, troppo spesso si creano conflitti etici che utilizzano la scienza in maniera distorta manipolandola”.