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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Crisi ipertensive. Due ore di riposo efficaci quanto i farmaci

di Will Boggs
immagine 21 marzo - Uno studio coreano ha dimostrato che le crisi ipertensive senza danni d’organo possono essere controllate efficacemente anche con due sole ore di riposo. Il lavoro è stato pubblicato dal Journal of Hypertension.
(Reuters Health) – Un aumento incontrollato della pressione sanguigna – a condizione che non intacchi gli organi – potrebbe essere trattato con due semplici ore di riposo piuttosto che con i farmaci. A dimostrarlo è uno studio coordinato da Dong-Young Lee, del Veterans Health Service Medical Center di Seul, in Corea del Sud, e pubblicato dal Journal of Hypertension.
 
Lo studio
I ricercatori coreani hanno valutato l’efficacia nel ridurre la pressione sanguigna di due ore di riposo rispetto agli antiipertensivi su 138 pazienti che arrivavano al pronto soccorso in crisi ipertensiva. I pazienti sono stati randomizzati per ricevere in un braccio telmisartan, alla dose di 40 mg, e in un altro al riposo, seduti per due ore.Trascorso questo tempo, il 68,5% dei pazienti a riposo mostrava una riduzione della pressione arteriosa del 10-35%, contro il 69,1% dei pazienti trattati farmacologicamente.
 
Inoltre, il gruppo a riposo aveva una più rapida riduzione della pressione durante i primi 30 minuti, mentre il gruppo che aveva assunto il farmaco mostrava un ritmo più veloce di riduzione della pressione tra i 30 e i 60 minuti successivi all’ assunzione. Non si è verificata alcuna differenza statisticamente significativa nella variazione di pressione sistolica o diastolica tra i due gruppi. Infine, i ricercatori non hanno registrato differenze significative nelle 24 ore successive al ricovero in pronto soccorso, né sette giorni dopo.
 
“I risultati sembrano confermare che le crisi ipertensive in assenza di sintomi non sono una condizione che mette in pericolo di vita, come ha già suggerito un articolo pubblicato da JAMA Internal Medicine ”, commenta Iona Heath, del Royal College of General Practitioners di Londra, non coinvolta nello studio.

Fonte: Reuters Health

Will Boggs

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
21 marzo 2017
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