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QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Scienza e Farmaci

Studio Fourier. Con Evolocumab rischio eventi cardiovascolari maggiori ridotto del 20%

immagine 17 marzo - Questo anticorpo monoclonale, oltre agli eventi cardiovascolari maggiori, si è dimostrato in grado di ridurre i rischi di infarto, ictus e rivascolarizzazione coronarica rispettivamente del 27%, del 21% e del 22%.
Ottimi risultati per lo studio FOURIER sugli outcome di Evolocumab, che ha coinvolto 27.564 pazienti. Questo studio ha stabilito, per la prima volta, che ridurre al massimo i livelli di C-LDL, oltre quanto già raggiungibile con la migliore terapia attualmente disponibile, conduce ad un’ulteriore riduzione di eventi cardiovascolari maggiori, compresi infarto, ictus e rivascolarizzazione coronarica.
 
Lo studio è stato dimensionato sugli eventi cardiovascolari maggiori robusti, ovvero sull’endpoint composito costituito da primo infarto, ictus e morte cardiovascolare (endpoint secondario principale) e dimostra che l’aggiunta di Evolocumab (Repatha, di Amgen) alla terapia statinica ottimizzata riduce del 20% tali eventi. Si tratta di una riduzione statisticamente significativa (p<0.001).
 
Il beneficio sostanziale è iniziato già a sei mesi di trattamento e ha continuato ad accumularsi lungo il corso di 2.2 anni (mediana dello studio). Infatti, l’ampiezza della riduzione del rischio sull’endopoint composito secondario è cresciuta nel tempo passando dal 16% del primo anno al 25% nel periodo successivo. Lo studio ha, inoltre, dimostrato una riduzione statisticamente significativa del 15% (p<0.001) anche relativamente all’endpoint primario composito, che includeva ospedalizzazione per angina instabile, rivascolarizzazione coronarica, infarto, ictus o morte cardiovascolare.
 
I pazienti in trattamento con Evolocumab hanno ottenuto una riduzione nominale del rischio di infarto del 27% (p<0.001), di ictus del 21% (p=0.01) e di rivascolarizzazione coronarica del 22% (p<0.001). Consistentemente con altri studi clinici con terapie altamente ipolipemizzanti, non si sono osservati effetti sulla mortalità cardiovascolare.. Similmente non sono stati riportati effetti sulle ospedalizzazioni per angina instabile. In un’analisi esploratoria, la riduzione del rischio relativo di infarti fatali e non fatali o di ictus è stata del 19% nel primo anno (p=0.003) e del 33% nel periodo successivo (p<0.00001). Aggiunto alla terapia statinica ottimizzata, Evolocumab ha ridotto il colesterolo LDL da una mediana di 92 a 30 mg/dL, una riduzione del 59% alla settimana 48 che è stata mantenuta per tutta la durata dello studio. Alla settimana 48, il C-LDL è stato ridotto ad almeno 25 mg/dL nel 42% dei pazienti trattati con Evolocumab rispetto a una percentuale inferiore al 0.1% nel gruppo trattato con placebo (p<0.001). Inoltre il trattamento con Evolocumab ha avuto effetti positivi anche sugli altri parametri lipidici.
 
Le altre evidenze dello studio
Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza in questo ampio studio clinico che ha incluso circa 60.000 pazienti–anno di follow up, considerando anche la valutazione dei pazienti che hanno raggiunto livelli molto bassi di C-LDL. In particolare, non sono state evidenziate differenze degne di nota tra gruppi di trattamento nella frequenza totale degli eventi avversi, degli eventi avversi seri o degli eventi avversi che hanno portato alla sospensione del farmaco in studio. Allo stesso modo, sono risultati simili tra i due gruppi di trattamento le frequenze di diabete di nuova insorgenza (8.1% Evolocumab; 7.7% placebo), effetti collaterali muscolari (5.0% Evolocumab; 4.8% placebo), cataratta (1.7% Repatha; 1.8% placebo), eventi avversi neurocognitivi (1.6% Evolocumab; 1.5% placebo) e reazioni allergiche (3.1% Evolcumab; 2.9% placebo).
 
Le reazioni nel sito di iniezione sono risultate più comuni con Evolcumab rispetto a placebo (2.1% Evolocumab; 1.6% placebo). Nei pazienti trattati con Evolocumab sono stati identificati nuovi anticorpi leganti dopo il basale in 43 pazienti (0.3%) mentre non sono stati evidenziati anticorpi neutralizzanti in alcun paziente.
17 marzo 2017
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