Si chiama ReWalk ed è un esoscheletro in grado di rimettere in piedi e far camminare pazienti che hanno perso l’uso delle gambe a causa di lesioni del midollo spinale. Il dispositivo è un leggero apparecchio di supporto completo caratterizzato da motori alle giunture, batterie ricaricabili, un insieme di sensori e un sistema di controllo computerizzato. I pazienti indossano l’esoscheletro e uno zainetto e selezionano l’attività che desiderano mediante il dispositivo wireless, mentre un sensore di inclinazione posto nella parte alta del torace attiva l’esoscheletro.Messo a punto un ingegnere israeliano costretto all’immobilità dagli esiti di un incidente, ReWalk sta trovando applicazione in età pediatrica - per la prima volta al mondo - all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. In particolare nel Laboratorio di robotica e analisi del movimento inaugurato ieri a pochi chilometri dalla capitale, a Santa Marinella, dove medici, infermieri, tecnici, riabilitatori e ingegneri, studiano e definiscono strumenti, presidi e nuovi brevetti necessari a restituire la possibilità di camminare a quanti hanno perso l’uso delle gambe per una lesione del midollo spinale.
Un ruolo di particolare rilievo, nell’attività di ricerca, è proprio quella connessa allo sviluppo originale e all’impiego di sistemi robotizzati per la valutazione e la rieducazione delle disabilità. Un’attività svolta in collaborazione con il Dipartimento di Meccanica e Aeronautica dell’Università “La Sapienza” di Roma e il Massachusetts Institute of Technology di Boston (MIT) e che ha già portato alla progettazione e alla realizzazione di sistemi robotici per la riabilitazione delle disabilità motorie che sono state introdotte nella pratica clinica con risultati significativi.“La riabilitazione con dispositivi robotici costituisce una nuova opportunità di trattamento che, con un approccio simile a un video-game, aumenta la motivazione al trattamento dei bambini e appare in grado di attivare la plasticità cerebrale alla base del recupero funzionale”, ha spiegato Enrico Castelli, responsabile della neuroriabilitazione pediatrica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. “Inoltre essa rappresenta un’esperienza di apprendimento motorio altamente riproducibile e che si adatta ai progressi mostrati dal bambino”. A differenza degli adulti, infatti, per i bambini con lesioni neurologiche la sfida non è soltanto far riacquistare la mobilità di un arto o l’articolazione delle parole, ma di insegnargli il corretto movimento dell’arto stesso per la prima volta in vita sua. E in questo, il contributo portato dalla robotica potrebbe essere determinante.
“Mettere insieme conoscenze, esperienze e saperi diversi, provenienti dai più avanzati centri di ricerca e di sviluppo di nuove tecnologie a livello mondiale come il MIT di Boston e Israele – ha commentato il presidente dell’Ospedale, Giuseppe Profiti - rappresenta la vera sfida per il Bambino Gesù, in particolare in un settore come quello della neuroriabilitazione che incide profondamente sulla qualità della vita di chi ha subito un danno neurologico grave, delle loro famiglie e della società intera se si prende in considerazione l’impatto dei costi sociali delle disabilità da lesione del midollo spinale. Malgrado i successi straordinari fin qui raggiunti dalla tecnologia - ha però precisato Profiti - il cammino è ancora lungo: una sottolineatura necessaria per incoraggiare la speranza senza cedere il passo all’illusione che dispositivi come il ReWalk siano soluzioni immediate e valide per tutti”.