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QS Edizioni - martedì 26 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Tumore del polmone e impatto sociale. Nasce il Roche Lung Cancer Observatory

immagine 28 novembre - Lo scorso giovedì in anteprima a Roma è stato presentato REDUCING THE BURDEN: The economic and social costs of lung cancer in Italy, uno studio realizzato da The Economist Intelligence Unit con il supporto incondizionato di Roche. Lo studio ha coinvolto numerosi esperti italiani e internazionali provenienti da diverse aree disciplinari, allo scopo di analizzare il peso sociale ed economico del tumore al polmone.
In occasione dell’evento “Il nemico sconosciuto: i costi socio-economici del tumore al polmone in Italia”, svoltosi a Roma giovedì 24 novembre, è stato presentato in anteprima REDUCING THE BURDEN: The economic and social costs of lung cancer in Italy, uno studio realizzato da The Economist Intelligence Unit con il supporto incondizionato di Roche. Lo studio ha coinvolto numerosi esperti italiani e internazionali provenienti da diverse aree disciplinari, allo scopo di analizzare il peso sociale ed economico del tumore al polmone.

Si tratta di una patologia che, considerando le cifre fornite da Eurostat, è a maggior impatto sociale in Europa e in Italia: 280.000 decessi nell’Unione Europea, ovvero il tumore a più alto tasso di mortalità. In Italia è la prima causa di morte per tumore per gli uomini e la terza per le donne. “Siamo felici di essere riusciti a sostenere questo importante studio e di poterlo presentare alla stampa italiana all’interno di questo incontro. – ha dichiarato Francesco Frattini, Chief of Staff & Director of Communications Roche Spa. – Roche Lung Cancer Observatory è un progetto che ha l’obiettivo di informare e favorire una discussione a tuttotondo sul tumore al polmone che possa prendere spunto sia da dati Italiani sia da quelli europei cercando parthership importanti come nel caso del The Economist. Grazie a questo autorevole partner, infatti, siamo in grado di avere una fotografia dei costi economici e sociali della malattia e far emergere i punti salienti su cui tutti i principali stakeholder nazionali ed internazionali dovrebbero impegnarsi: la prevenzione, la sostenibilità e la partnership”.
 
Le conseguenze della malattia per parenti e caregiver
Un dato importante che emerge dallo studio presentato è quello relativo ai “costi indiretti”, ovvero quelli che molto spesso sono a carico delle famiglie: circa 6 mila Euro a paziente in Italia, 4.000 in Spagna, 3.000 in Francia e solo 1.000 in Germania (Fonte Ispor). Secondo Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria all’Università di Tor Vergata ed Research Director del EEHTA del CEIS “una parte importante dei costi è rappresentata dai cosiddetti Costi informali, tanto dei caregivers familiari che dei non familiari, ovvero le spese contabilizzate al di fuori dei trattamenti medici e dei ricoveri quali i Costi per il trasporto e l’assistenza domiciliare che costituiscono le voci più rappresentative ed onerose”. Sempre secondo le statistiche, nel nostro Paese la percentuale di mortalità è del 51,7% ogni 100.000 malati, contro una media UE del 55,5% e di poco al di sopra della Germania (50,9%). A dimostrazione dell’altissimo livello dei nostri centri oncologici, anche se nel nostro Paese, permane il ritardo (mediamente di un anno) con cui i farmaci innovativi si rendono disponibili per i pazienti, rispetto all’approvazione europea.
 
Gli strumenti
Al di là dei numeri, due sono i concetti chiave che emergono dallo studio: informazione e approccio sistemico. Essi rappresentano il primo passo per dare risposte concrete ad una situazione generale in cui ciascun attore fa la sua parte al massimo delle proprie possibilità, ma che può e deve essere costantemente perfettibile. Partendo dal presupposto fondamentale che il fumo incide sulla malattia per l’80%, se si vuole ridurre il numero di casi l’informazione gioca un ruolo cruciale, in particolare nei confronti dei più giovani. I dati evidenziati da Carmine Pinto, Presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM) mettono in luce come “dal 1999 ad oggi la percentuale dei malati di tumore al polmone è calata del 1-2%, in maniera del tutto analoga alla diminuzione del consumo di sigarette. A questo dato positivo, si contrappone un aumento del 2,6% nella popolazione femminile. Per le donne, infatti, sembra ‘più facile iniziare’ a fumare e più difficile smettere. Per questo sono necessarie campagne di informazione e prevenzione mirate e non generiche. Soprattutto, nei confronti delle più giovani”.
 
Marina Garassino, Responsabile della Struttura Semplice di Oncologia Medica Toraco Polmonare presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale di Tumori di Milano, sostiene infatti come sia “necessario pensare a campagne di informazione su teenager che ormai iniziano a fumare tra i 13 e 14 anni e sono i potenziali pazienti di domani. Questo lo si può solo ottenere con campagne informative mirate e pensate per questo target di persone. Sicuramente Internet e i Social giocano un ruolo fondamentale”.

Il modello sistemico
Anche dal punto di vista dell’approccio organizzativo, dallo studio emergono alcuni spunti di riflessione: il concetto di modello sistemico viene letto con due modalità diverse ma integrate. Da un lato, come evidenziato da Stefania Vallone, presidente di Lung Cancer Europe (LUCE), “l’esigenza di puntare sull’individuazione dei centri di eccellenza che possano fare da hub; in questo modo, concentrando i pazienti in poli ad alto livello di innovazione, si possono ridurre i costi delle terapie innovative”; dall’altro auspicando alla “creazione di team di cura interdisciplinari o meglio ancora delle vere e proprie Lung Unit che vedano l’apporto di oncologi, specialisti di medicina interna, tossicologi, biologi molecolari, medici patologi e psicologi” per rispondere in maniera sempre più integrata all’intera gamma dei complessi bisogni dei pazienti.
 
“Patologia complessa – come sottolinea Federico Cappuzzo, Direttore Oncologia Medica AUSL Romagna, Ravenna – che solo negli ultimi anni ha visto l’arrivo di importanti terapie come l’immunoterapia o i farmaci a bersaglio molecolare che per la loro gestione necessariamente hanno bisogno di un approccio multidisciplinare. L’anatomopatologo, ad esempio, è ormai diventata una figura che sempre più noi oncologi interpelliamo e che ci aiuta ad indirizzare l’uso di alcune di queste terapie innovative sui pazienti che ne possono beneficiare”. 
28 novembre 2016
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