Troppo ferro in gravidanza si associa ad un aumentato rischio di diabete gestazionale. Questo in sintesi il messaggio di uno studio, firmato da
Cuilin Zhang e
Shristi Rawal dello Eunice Kennedy Shriver
National Institute of Child Health and Human Development (NICHD),
National Institutes of Health (NIH), Bethesda (USA) e pubblicati sulla rivista
Diabetologia (organo ufficiale della
European Association for the Study of Diabetes, EASD).
Una notizia che solleva importanti dubbi sul consiglio spesso dato di
routine alle donne incinte di assumere supplementi marziali.
Il ferro da sempre è visto come un’arma a doppio taglio in terapia. Ad essere dannoso è sia la carenza che l’eccesso. Una delle categorie maggiormente esposta al deficit marziale è rappresentata dalle donne in gravidanza.
Sono poche tuttavia le linee guida, tra queste – ricordano gli autori - quelle dell’
American Congress of Obstetricians and Gynecologists, che raccomandano di sottoporre a
screening e di trattare solo in caso di documentato deficit di ferro. La maggior parte - e tra questi i
Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) - raccomandano
tout court la supplementazione routinaria di ferro per le donne incinte.
Adesso però è arrivato il momento di riflettere su questa pratica ‘alla cieca’ anche alla luce delle recenti evidenze che sembrano suggerire una correlazione tra un eccesso di riserve marziali e l’alterazione della glicemia (fino al diabete di tipo 2) al di fuori della gravidanza.
Nella ricerca appena pubblicata da Diabetologia, i ricercatori americani hanno effettuato uno studio caso-controllo su 107 casi accertati di diabete gravidico e 214 controlli, selezionati all’interno della coorte multirazziale NICHD
Fetal Growth Studies-Singleton Cohort (2009-2013).
Per 4 volte nel corso della gravidanza (2 volte prima la diagnosi di diabete gravidico, durante le settimane di gestazione 10-14 e 15-26; altre 2 volte in seguito nel corso delle settimane 23-31 e 33-39) sono stati misurati una serie di biomarcatori delle riserve marziali, quali l’epcidina plasmatica, la ferritina e il recettore solubile della transferrina (sTfR), effettuando quindi il calcolo del rapporto sTfR/ferritina che fotografa sia il fabbisogno cellulare di ferro, che la disponibilità delle riserve marziali dell’organismo.
La diagnosi di diabete gestazionale è stata confermata attraverso il test del carico orale di glucosio.
I risultati dello studio evidenziano che le donne con livelli di epcidina e ferritina al di sopra del 75mo percentile durante il secondo trimestre di gravidanza presentano un rischio di 2,5 volte superiore di sviluppare diabete gestazionale, rispetto a quelle con livelli al di sotto del 25mo percentile. Un risultato analogo è stato osservato per i livelli di ferritina nel primo trimestre di gravidanza.
Gli autori ritengono ‘plausibili’ questi riscontro poiché il ferro potrebbe giocare un ruolo nella comparsa di diabete gestazionale attraverso vari meccanismi. Per cominciare, in virtù delle sue forti proprietà pro-ossidanti, il ferro può promuovere diverse reazioni cellulari in grado di generare a catena dei ROS (
reactive oxygen species) e dunque aumentare i livelli di stress ossidativo. Questo a sua volta può danneggiare e addirittura distruggere le cellule beta pancreatiche, contribuendo così ad un’alterata sintesi e secrezione insulinica.
A livello del fegato le riserve di ferro possono determinare insulino-resistenza, disturbando il
signalling dell’insulina e limitando la capacità del fegato di estrarre l’insulina.
“I risultati di questo studio longitudinale e prospettico – concludono gli autori – condotto tra donne in discreta salute, senza patologie croniche pre-gravidiche, suggeriscono che elevati livelli di depositi marziali in gravidanza possono giocare un ruolo nello sviluppo di diabete gravidico a comparsa precoce, cioè fin dal primo trimestre.
Si tratta di risultati – sottolineano gli autori – di rilevanza per la salute pubblica, che completano le osservazioni precedenti di una correlazione tra elevati depositi di ferro e aumentato rischio di intolleranza glucidica, al di fuori della gravidanza. Risultati che sollevano dunque preoccupazioni in merito alla raccomandazione di supplementare routinariamente di ferro le donne in gravidanza, senza controllare prima se le loro riserve siano già sufficienti”.
Maria Rita Montebelli