(Reuters Health) - Alcuni studi suggeriscono che i pazienti con malattia di Parkinson e decadimento cognitivo lieve (PD-MCI) condividono un profilo cognitivo specifico diverso da quello rilevato nella malattia di Alzheimer con decadimento cognitivo lieve. Tuttavia, in linea generale, quando si tratta di diagnosticare il decadimento delle funzioni cognitive nei malati di Parkinson, alcuni sottotipi della malattia con decadimento cognitivo lieve possono sfuggire agli accertamenti neuropsicologici, così da ritardare un trattamento adeguato e mirato a migliorare la qualità di vita di questi pazienti.
Lo studio
In questo contesto
Elke Kalbe ed il suo team, dell’ospedale universitario di Cologne in Germania, nello studio LANDSCAPE hanno esaminato i sottotipi di MCI in 269 pazienti con malattia di Parkinson (età media 67,8 anni). E hanno evidenziato che due terzi dei pazienti con PD-MCI (65,3%) hanno avuto essenzialmente perdite delle funzioni esecutive, il sintomo più comune, seguite da perdite delle funzioni visuo-spaziali (36,3%), disordini della memoria (33,5%), dell’attenzione (25,8%), e disturbi del linguaggio (6,5%). In particolare, il declino delle abilità cognitive suddiviso nelle varie funzioni era significativamente peggiore nei pazienti con disordini amnesici moderati che interessano più domini (che hanno rappresentato il 30,5% del campione) rispetto a quanto si verificava nei pazienti con disordini non amnesici che colpiscono singoli domini (il sottotipo più frequente, 39,4%). I ricercatori precisano che i test neuropsicologici più sensibili per la valutazione delle disfunzioni cognitive nel PD-MCI sono stati, in questo campione, il test dell’ordinamento delle schede, il test della conta di cifre a ritroso, e il test del richiamo di un elenco di parole.
Secondo Kalbe il dato più importante è che questo studio, fino ad oggi quello con il maggior numero di pazienti PD con decadimento cognitivo lieve (PD-MCI), conferma i dati di studi precedenti sul deterioramento delle funzioni cognitive, come ad esempio problemi di pianificazione, di flessibilità cognitiva, e della memoria di esecuzione. In conclusione Kalbe raccomanda di utilizzare, al momento della diagnosi, dei test neuropsicologici brevi per la valutazione delle funzioni cognitive, delle funzioni della memoria, e delle disfunzioni visuo-spaziali, o uno strumento di screening che possa coprire tutte queste funzioni, poiché le lievi disfunzioni delle abilità cognitive sono molto frequenti in questi pazienti e costituiscono un fattore di rischio per lo sviluppo della demenza.
Fonte: J Neurol Neurosurg Psychiatry 201
Will Boggs MD
(Versione italian Quotidiano Sanità/Popular Science)