Valutare l’efficacia dell’uso della sigaretta elettronica nella cessazione della dipendenza dal fumo: è questo l’obiettivo principale di un protocollo scientifico presentato ieri dall’IEO-Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
La sperimentazione, frutto della collaborazione tra Istituto Europeo di Oncologia, Istituto San Raffaele e Centro Cardiologico Monzino testerà l’efficacia dell’impiego della sigaretta elettronica T-Fumo in pazienti affetti da tumore o da infarto miocardico recente, fumatori di almeno 10 sigarette al giorno da almeno 10 anni, come strategia aggiuntiva all’attività di counselling normalmente esercitata da personale medico dedicato. Saranno 126 i pazienti coinvolti. La durata sarà di 2 mesi con follow-up a 6 mesi.
“Quest’oggi – dichiara Carlo Cipolla, Direttore dell’Unità di Cardiologia e Centro Antifumo dell’IEO - annunciamo l’avvio di un protocollo scientifico che testerà la sigaretta elettronica nel contesto più difficile: quello di malati importanti che si trovano nella necessità “immediata” di dover smettere di fumare, senza avere il tempo di poter accedere e seguire un protocollo completo che richiede mesi di terapie combinate”.
A oggi sussistono notevoli controversie sui metodi per smettere di fumare efficaci e scientificamente convalidati e non esistono dati sull’efficacia delle sigarette elettroniche all’interno di protocolli antifumo strutturati.
Il fumo di sigaretta causa il 90 per cento dei tumori polmonari e raddoppia l’incidenza di malattie cardiocerebrovascolari, tra cui infarto e ictus. Nonostante il fumo sia un fattore di rischio grave e conosciuto da tempo, l’incidenza dei fumatori in Italia non diminuisce, ma rimane stabile con oscillazioni modeste tra il 25 e il 30 per cento. A fronte di una riduzione tra gli uomini adulti, si assiste a un aumento tra le donne e tra i giovani, e, tra questi, in particolare tra le adolescenti.
Nelle scuole di alcune città, come per esempio Milano, fuma il 30 per cento dei ragazzi delle scuole medie e il 75 per cento dei liceali.
Dati impressionanti che, soprattutto in riferimento ai giovani, sottolineano l’importanza della componente “gestuale” del fumo.
“La cosiddetta gestualità intrinseca al fumo di sigaretta - ha commentato Elena Calvi, medico-psicoanalista del Centro Antifumo dello IEO - ha una parte rilevante nella ripetizione del comportamento. Stiamo infatti iniziando a documentare come gli aspetti non-nicotinici del fumo hanno pari importanza di quelli dipendenti dalla nicotina in sé”.
E proprio su questi aspetti agisce la sigaretta elettronica, che si candida a diventare un vero e proprio strumento terapeutico da inserire in precisi percorsi medici. Per gli esperti infatti il fai da te si dimostra nella quasi totalità dei casi fallimentare: “chi smette da solo, senza un protocollo adeguato, nel 90% dei casi recidiva entro tre anni”, ha sottolineato Cipolla. “I pazienti provano a smettere nelle maniere più bizzarre, spesso rivolgendosi a metodi senza provata efficacia scientifica (omeopatia, laser, agopuntura, ipnosi, sciamani e cialtroni). Per questi motivi abbiamo deciso di costruire una solida esperienza clinica controllata sulla sigaretta elettronica, strumento nato, purtroppo, come gadget altamente tecnologico e non come supporto medicale (addirittura negletto dalla classe medica) ma che può offrire, a nostro parere, uno strumento di straordinaria efficacia almeno per innescare la fase iniziale del percorso di disassuefazione, quella della dipendenza psicologico-gestuale”, ha concluso.