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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Trauma grave. Un lungo ricovero in terapia intensiva non pregiudica la sopravvivenza

di Kathryn Doyle
immagine 10 giugno - Secondo quanto suggerisce un nuovo studio del Brigham and Women Hospital di Boston, i pazienti reduci da trauma, che soggiornano in unità di terapia intensiva (ICU) per più di un mese, non mostrano una riduzione delle speranze di sopravvivenza. I recenti miglioramenti nel campo della terapia intensiva hanno permesso di ottenere risultati fino a qualche tempo fa inaspettati.
(Reuters Health) - Secondo quanto suggerisce un nuovo studio del Brigham and Women Hospital di Boston, i pazienti reduci da trauma, che soggiornano in unità di terapia intensiva (ICU) per più di un mese, non mostrano una riduzione delle speranze di sopravvivenza. I ricercatori hanno studiato i dati relativi la periodo 2007-2012 presenti nell’American College of Surgeons Nazionale Trauma Data Bank di 533.513 pazienti adulti traumatizzati ricoverati in unità di terapia intensiva degli Stati Uniti con ferite non legate ad ustioni.
 
La metà dei pazienti è rimasta in terapia intensiva per più di tre giorni. Nel complesso, quasi il 7% dei pazienti è deceduto. Tra questi, il tasso di mortalità era più elevato nel primo giorno in terapia intensiva, ha mostrato un nuovo picco al nono giorno, e ha mostrato resistenza fino al giorno 21. Più precisamente, è morto solo circa il 10% di coloro che sono rimasti in terapia intensiva solo 1 giorno, rispetto al 5% di coloro che sono rimasti ricoverati tra due e nove giorni, il 7% di coloro che sono rimasti da 10 a 40 giorni, e il 10% di coloro che sono rimasti più di 40 giorni, come hanno riportato gli autori su Surgery online.
 
I risultati sono stati commentatati ponendo l’accento sull’evidenza che il periodo critico per la sopravvivenza dei pazienti traumatizzati è generalmente compreso entro le prime 24-48 ora dal trauma. E anche sul fatto che i pazienti traumatizzati con gravi ferite penetranti di età superiore ai 35 anni hanno maggiori probabilità di morire, come si verifica anche per i pazienti neri.

Fonte: Surgery 2016

Kathryn Doyle

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
10 giugno 2016
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