(Reuters Health) - In molti ignorano i rischi connessi all’esposizione ai raggi X o agli altri test di imaging che vengono effettuati nella diagnostica oncologica. Secondo molti sottoporsi a radiazioni ionizzanti provoca problemi di fertilità o la comparsa di patologie specifiche. L’evidenza arriva da uno studio pubblicato su Journal of the American College of Radiology in cui i ricercatori hanno offerto un questionario a oltre 45 mila pazienti di un centro oncologico americano.
“Le nostre perplessità riguardano l’accezione negativa che il termine radiazione può avere” ha spiegato
Joseph Steele dell’Università del Texas, Anderson Cancer Center a Houston. “Essenzialmente la paura irrazionale verso le metodiche può portare i pazienti a non accettare certe indagini che invece sarebbero molto utili per la loro salute”, ha continuato Steele.
L’energia emessa da una fonte è generalmente chiamata radiazione, indipendentemente dalla fonte: che sia la luce emessa dal sole, raggi gamma da elementi radioattivi, raggi X o microonde, secondo quanto riferisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I risultati dell’indagine
Solo il 22% degli intervistati dal team di ricercatori americani ha saputo definire le radiazioni ionizzanti come un tipo di energia. I pazienti non sapevano in molti casi neanche definire quale test diagnostico usasse le radiazioni ionizzanti. Solo il 35%, infatti, ha correttamente indicato tra le fonti di radiazioni ionizzanti la tomografia computerizzata (TC), mentre il 29% erroneamente crede che anche la risonanza magnetica per immagini (MRI) usi tale fonte di energia.
La maggior parte degli intervistati, inoltre, non aveva idea dei rischi connessi alle radiazioni usate per scopo diagnostico: per capire il livello di conoscenza sul tema i ricercatori hanno presentato diversi quesiti ai pazienti sui rischi legati alla TC dell’addome e della pelvi. Tra gli intervistati che ritengono rischioso sottoporsi a tale esame, il 24% teme per la propria fertilità e il 12% ha paura di sviluppare malattie a causa delle radiazioni e di trasmettere mutazioni genetiche alla propria progenie.
“In realtà, sottoporsi a un TC dell’addome o della pelvi non pone a nessuno dei rischi evidenziati dalle persone incluse nello studio”, spiegano i ricercatori.
I commenti
Il lavoro è stato svolto in un solo centro oncologico e solo l’11% dei pazienti ha risposto al questionario. Questo è un limite del lavoro che va tenuto in considerazione, hanno spiegato gli autori.
Secondo
Leonard Berlin, ricercatore al Rush University e alla University of Illinois a Chicago la scarsa conoscenza dei rischi connessi alla TC può dipendere anche dalla fiducia dei pazienti riposta nei clinici che richiedono loro questo esame: in molti casi, quindi, il paziente potrebbe non informarsi dei rischi affidandosi ciecamente al parere del medico.
“È infatti raro che un paziente chieda informazioni sul costo di un esame e sui suoi possibili effetti collaterali” sottolinea Berlin.
Fonte: Journal of the American College of Radiology, 2016
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)