Alemtuzumab, un anticorpo monoclonale umanizzato in studio come potenziale terapia per la sclerosi multipla recidivante - remittente, ha dimostrato di essere più efficace dell’interferone beta-1a nel prevenire le ricadute tipiche della patologia.È quanto emerge dai dati a 5 anni del trial di fase 2 CAMMS223, presentati nel corso del 63° meeting annuale dell’American Academy of Neurology.
La sperimentazione, i cui risultati sono stati pubblicati per la prima volta nel 2008 sul New England Journal of Medicine, ha messo a confronto alemtuzumab con Rebif (interferone beta-1a ad alto dosaggio), un trattamento approvato per la SM, in pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente (SMRR) precoce attiva, non sottoposti in precedenza ad altra terapia. Nell’ambito del trial, alemtuzumab è stato somministrato ai pazienti in due o tre cicli annuali, di non oltre cinque giorni ciascuno, mentre Rebif è stato somministrato tre volte a settimana, ogni settimana per tre anni. I risultati a cinque anni hanno evidenziato che il 65% dei pazienti trattati con alemtuzumab era libero da malattia clinicamente attiva, rispetto al 27% dei pazienti trattati con Rebif. Il 72% dei pazienti trattati con alemtuzumab non ha sperimentato recidive, contro il 41% dei pazienti trattati con Rebif. Infine l’87% dei pazienti trattati con alemtuzumab era libero da accumulo sostenuto della disabilità rispetto al 62% dei pazienti trattati con Rebif.“Questi dati suggeriscono che alemtuzumab può avere un grande potenziale per i pazienti affetti da SM”, ha dichiarato uno degli autori dello studio, Cary Twyman, docente di Neurologia a Lexington in Usa.
Un’ulteriore analisi dei dati ha inoltre evidenziato la capacità del farmaco di ridurre i danni alla vista tipici della patologia.Sono attualmente in corso due studi pivotal di fase 3 su alemtuzumab, CARE-MS I e II. I risultati preliminari di questi trial sono attesi rispettivamente all’inizio del primo trimestre e nel quarto trimestre del 2011. L’azienda prevede di presentare la richiesta di autorizzazione per gli Stati Uniti e per l’Europa all’inizio del 2012, richiesta per la quale ha già ottenuto dall’FDA lo status di esame accelerato (fast track).