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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Diabete di tipo 2. La proteina del siero del latte abbassa la glicemia

immagine 19 aprile - Uno studio israeliano presentato all'ENDO 2016 di Boston evidenzia i vantaggi dell'inserimento della proteina nella dieta di chi soffre della malattia metabolica. Oltre a un migliore controllo dei livelli di glucosio, il lavoro ha evidenziato anche una maggiore perdita di peso in chi ha seguito questo tipo di regime alimentare.
(Reuters Health) – Secondo una nuova ricerca israeliana presentata all’ENDO 2016 di Boston – il meeting annuale dell’Endocrine Society – una colazione ricca di proteina di siero del latte potrebbe aiutare le persone con il diabete di tipo 2 a gestire meglio la malattia. “La proteina del siero del latte, un sottoprodotto della produzione del formaggio, abbassa la glicemia postprandiale più di altre fonti di proteine. – spiega Daniela Jakubowicz del Wolfson Medical Center dell’università di Tel Aviv, autrice dello studio- Abbiamo visto che nel diabete di tipo 2 l’aumento del contenuto proteico della colazione ha un impatto maggiore sulla perdita di peso, l’emoglobina glicata (HbA1C), la sazietà e la glicemia postprandiale quando la fonte proteica è la proteina del siero del latte rispetto ad altre fonti di proteine come uova, tonno e soia”.
 
Lo studio
Jakubowicz e colleghi hanno assegnato in modo casuale 48 pazienti sovrappeso o obesi con diabete di tipo 2 a una delle tre diete previste, con stessa quantità di calorie. In 12 settimane tutti hanno mangiato una ricca colazione, un pranzo di medie dimensioni e una cena leggera, ma in ciascun gruppo differivano quantità e sorgente proteica della colazione.

Nel primo pasto della giornata, i 17 partecipanti al gruppo siero del latte hanno ingerito 36 grammi di proteina come parte di un frullato di proteina del siero del latte formato dal 40% di carboidrati, 40% di proteine e 20% di grassi. I 16 partecipanti al gruppo altamente proteico hanno mangiato 36 grammi di proteine sotto forma di uova, tonno e formaggio (40% carboidrati, 40% proteine e 20% grassi). I 15 del gruppo ad alto contenuto di carboidrati hanno invece assunto 13 grammi di proteine in cereali pronti per il consumo (65% carboidrati, 15% proteine e 20% grassi). Tutte e tre le diete hanno incluso una colazione da 660 kcal, un pranzo da 567 kcal e una cena da 276 kcal, con la stessa composizione a pranzo e cena.

I risultati
Dopo 12 settimane, i partecipanti al gruppo di proteina del siero del latte avevano perso la maggiore quantità di peso (7,6 kg contro i 6,1 kg dei partecipanti al gruppo altamente proteico e i 3,5 kg di quello con alti carboidrati (p<0,0001). I partecipanti alla dieta con proteina del siero del latte avevano meno fame durante il giorno e picchi di glucosio più bassi dopo i pasti comparati a quelli delle altre due diete. La diminuzione di HbA1C è stata dell’11,5% nel gruppo del siero del latte, del 7,7% in quello proteico e del 4,6% di quello focalizzato sui carboidrati (p<0,0001). Comparato a quest’ultimo, il calo percentuale di HbA1c è stato maggiore del 41% nel gruppo con proteine e del 64% in quello del siero del latte (p<0,0001).

“La proteina del siero del latte è stata consumata solo a colazione. Tuttavia, il miglioramento di glucosio, insulina e GPL-1 (glucagon-like peptide 1) è stato anche osservato dopo pranzo e cena. Il meccanismo di questo effetto positivo persistente della proteina del siero del latte necessita di ulteriori ricerche”, precisa Jakubowicz. Il co-autore Julio Wainstein, sempre del Wolfson Medical Center, aggiunge: “Di solito, i pazienti con diabete di tipo 2 vengono trattati con una combinazione di diversi farmaci antidiabetici per raggiungere un’adeguata regolazione del glucosio e ridurre HbA1c. La proteina del siero del latte dovrebbe essere considerata un adiuvante importante nella gestione del diabete di tipo 2”.

“Inoltre – prosegue Wainstein – è possibile che l’aggiunta della proteina del siero del latte alla dieta permetta di raggiungere la regolazione del glucosio con meno farmaci, che è un vantaggio notevole nel trattamento del diabete di tipo 2”.
 
Fonte: ENDO 2016
 
Lorraine J. Janeczko
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
19 aprile 2016
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