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QS Edizioni - mercoledì 27 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Cancro al fegato. Con PVE aumenta sicurezza intervento

immagine 18 aprile - Con la PVE (Portal vein embolization) pre operatoria aumenterebbe il numero di pazienti che possono sottoporsi in modo sicuro all'intervento di asportazione parziale del fegato. È quanto emerge da uno studio giapponese pubblicato sul Journal of the American College of Surgeon.
(Reuters Health) - L’embolizzazione della vena porta potrebbe rendere la resezione chirurgica della parte destra del fegato più sicura in molti pazienti che soffrono di tumore epatocellulare, una delle forme più diffuse di cancro al fegato. A dimostrarlo è stato uno studio giapponese pubblicato sul Journal of the American College of Surgeon.
 
La tecnica nota come embolizzazione della vena porta (PVE) è comunemente impiegata per salvare il maggior volume possibile di fegato, ma i suoi effetti in campo oncologico non sono ancora completamente compresi. Toru Beppu, della Kumamoto University, e colleghi hanno valutato l’impatto di questa tecnica pre operatoria sulla ricomparsa e sulla prognosi a lungo termine in 510 pazienti affetti da epatocarcinoma e trattati chirurgicamente con epatectomia destra. Di questi, 162 pazienti hanno subito anche l’embolizzazione della vena porta.

Lo studio
Dai risultati raccolti è emerso che con la PVE si è ridotta la porzione di volume asportata dal 60,5% al 50,3%. Sebbene il volume di fegato tolto fosse inferiore nel gruppo che non aveva subito PVE (48,3%), le due percentuali si sono comunque avvicinate. La durata media dell’intervento è stata invece significativamente più lunga nei pazienti che si sono sottoposti a PVE, 417 minuti contro 393, ma non sono aumentate le complicanze post-operatorie. La mortalità a 30 e a 90 giorni non è stata diversa tra i due gruppi, mentre il tempo libero da ricomparsa del tumore e la sopravvivenza totale sono stati significativamente maggiori nel gruppo che aveva subito PVE prima dell’operazione, almeno quando i dati non erano ‘aggiustati’.

L’incidenza delle ricadute totale e entro due anni dalla chirurgia è stata simile nei due gruppi, anche se la comparsa del tumore in sede diversa dal fegato è stata più frequente nel gruppo di pazienti che non si erano sottoposti a PVE, 38,8% contro 18,8%. “PVE può assicurare la rigenerazione del fegato e estendere l’indicazione chirurgica senza svantaggi, con l’eccezione di una durata maggiore dell’operazione – hanno spiegato i ricercatori –. Sarebbe raccomandabile, comunque, fare un trial clinico per paragonare la ricomparsa del tumore e la prognosi, con e senza PVE”, hanno aggiunto.

Fonte: Journal of the American College of Surgeon

Reuters Staff

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Sciences)
18 aprile 2016
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