(Reuters Health) - L’FDA ha proposto un limite di 100 particelle per miliardo (ppb) nel riso, in linea con quanto già indicato dalla Commissione Europea relativamente all’alimentazione dei neonati e nella prima infanzia. L’agenzia ha spiegato anche che i test effettuati sul cereale, attualmente presente sul mercato, hanno mostrato dati quasi in linea o prossimi al livello proposto. Infine, l’FDA ha aggiunto che la proposta non vuole spingere la popolazione a cambiare cambi le proprie abitudini alimentari, ma intende fornire un’informazione mirata alle donne in gravidanza e a una corretta alimentazione nei primi mesi di vita dei neonati, che aiuti a ridurre l’esposizione all’arsenico.
La presenza dell’arsenico negli alimenti
L’arsenico è presente in natura in due forme: quella organica – ossia naturale – e quella inorganica, spesso utilizzata nei mangimi per polli e, in alcuni casi, nei maiali per prevenire le malattie. I rifiuti prodotti da questi animali possono contaminare i campi coltivati e i corsi d’acqua, quando vengono utilizzati come fertilizzanti. Ciò determina la presenza di arsenico nel riso, nella frutta, nei vegetali e anche nei pesci, alimenti generalmente considerati salutari all’interno del regime alimentare. Su una base di centomila persone negli Stati Uniti, spiega l’FDA, l’esposizione all’arsenico inorganico nel riso e nei prodotti derivati dal cereale è causa di 4 casi in più di tumore ai polmoni e alla vescica nel corso della vita, pari a quasi l’1 per cento del totale nazionale.
La proposta avanzata dall’agenzia regolatoria resterà pubblica per 90 giorni, allo scopo di raccogliere commenti.
Fonte: elaborazione Reuters su comunicazione FDA
Natalie Grover e Amrutha Penumundi
(Versione italiana Quotidinao Sanità/Popular Science)