Le polemiche non cessano: a quasi due settimane di distanza dalla delibera Aifa che ha applicato tagli differenziati a più di 4 mila farmaci generici, fissando un nuovo e più basso prezzo di riferimento, cresce l'allarme, soprattutto tra i consumatori, sul rischio di un aggravio di costo a loro carico per l'acquisto di farmaci equivalenti. Il meccanismo attivato dall'Aifa, infatti, in caso di mancato adeguamento da parte delle aziende produttrici al nuovo prezzo di riferimento comporta l'esborso della differenza di prezzo da parte del paziente. E a volte si tratta di somme non così trascurabili, soprattutto in caso di bisogni terapeutci cornici. Come si ricorderà, all'indomani della dell'entrata in vigore della delibera, l'Assogenerici lanciò l'allarme mettendo le mani avanti sull'eventualità che molte aziende non allineassero i loro listini in considerazione di una riduzione di prezzo troppo elevata per essere assorbita da un settore ancora fortemente penalizzato dal nostro mercato. Ne seguì un botta e risposta polemico con Aifa al quale hanno fatto seguito le proposte per l'avvio di un confronto di tutta la filiera perventute sia dalla Fofi che dalle Regioni.
Oggi da Assogenerici, da noi interpellata, arriva la notizia che almeno il 70% delle aziende produttrici di generici dovrebbe avere riallineato i propri prezzi alle nuove soglie. Solo una stima, ci hanno specificato, che tuttavia, se confermata, darebbe un segnale importante di sostanziale allineamento del settore ai nuovi prezzi di riferimento.
Nello stesso tempo è altrettanto chiaro che parlare del 70% delle aziende non basta a fare chiarezza su quanti e quali farmaci, degli oltre 4.000 toccati dal riallineamento dei prezzi, abbia effettivamente abbassato il proprio per allinerasi alle nuove soglie di rimborsabilità.